Cocoricò fallito Riccione, dj Ralf: "L’età dell’oro è finita da tempo"

Lo storico deejay del locale cult: "Negli anni Novanta la Riviera romagnola era l’Ibiza d’Italia, i ragazzi venivano da tutta Europa. Oggi non è più così"

Folla al Cocoricò, nel riquadro lo storico dj Ralf (foto Bove)

Folla al Cocoricò, nel riquadro lo storico dj Ralf (foto Bove)

Riccione, 14 giugno 2019 - La piramide è stata, per anni, la sua casa. «Ho iniziato al Cocoricò nel 1991. E’ stato il locale dove ho suonato più volte, e quello che ho amato di più». Un amore corrisposto. Perché per anni dicevi Cocoricò e pensavi subito a Ralf (al secolo Antonio Ferrari), uno dei deejay storici della discoteca di Riccione (foto). Al Cocco è nata la grande amicizia tra lui e Valentino Rossi. Al Cocco Ralf ha incontrato e conosciuto Lucio Dalla, Jean Paul Gaultier, Enrico Ghezzi, Grace Jones e tanti altri. «La lista sarebbe infinita. Perché il Cocorico non era solo una discoteca: per anni è stato un luogo capace di imporre mode e tendenze. Per la musica, ma anche per gli spettacoli e le scenografie che proponeva. E’ stato un punto di riferimento della club culture italiana ed europea».

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Dopo il fallimento della società di gestione, il Cocoricò rischia di non riaprire più...

«Io spero che qualcuno si faccia avanti con la proprietà. So che ci sono stati contatti. Mi auguro che la storia del Cocoricò non finisca qui. Non se la merita».

I guai per il Cocco sono iniziati nel 2015, dopo la morte di Lamberto Lucaccioni. La fine del locale è cominciata allora?

«Il declino del Cocoricò era iniziato già prima, come per tanti altri locali. Non è dipesa, o meglio non solo, da quell’episodio. Io fui tra i primi a esibirmi quando il Cocco riaprii, dopo la tragedia. E’ stato un gesto d’amore e di rispetto, perché trovavo ingiusto colpevolizzare la discoteca in quel modo».

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Però le ultime stagioni al Cocoricò non sono state brillanti...

«Ogni locale ha il suo ciclo di vita. L’Italia è piena di grandi discoteche sono state demolite o sono diventate cattedrali nel deserto. Rispetto agli anni Novanta e agli inizi del Duemila è completamente mutato il modello del divertimento. Ci sono i festival, i grandi eventi, e c’è la movida in spiaggia».

La Riviera negli ultimi dieci anni ha visto chiudere tanti locali importanti, e il Cocoricò è stato solo l’ultimo. Colpa dei tempi o anche di gestioni poco capaci?

«Non entro nel merito sulle varie gestioni del Cocoricò. La realtà è che oggi, anche per le misure di sicurezza imposte, molti locali faticano a fare una serata a settimana, a riempire come un tempo. Il Cocco, negli anni d’oro, stava aperto tutte le sere d’agosto e arrivava anche a 8mila persone a notte. Una programmazione simile oggi è impensabile».

Il mondo della notte in Riviera è morto?

«No, ci sono locali che funzionano ancora, ma che hanno inevitabilmente cambiato pelle. Negli anni Novanta la Riviera romagnola era l’Ibiza d’Italia, i ragazzi venivano da tutta Europa. Oggi non è più così, per tanti motivi, ma c’è chi resiste e offre un buon prodotto. E il Cocoricò, se riportato in vita, potrà ancora dire la sua».