"Con la mia matita ho incastrato Butungu"

L’identikit della poliziotta Elena Pagani fece arrestare lo stupratore. Questo e altri casi raccolti nel nuovo libro “Ladri di facce“.

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I primi ritratti, i disegni tra i banchi di scuola a Mantova e quell’ammissione all’Accademia di Belle Arti di Brera culminata con una laurea con 110 e lode. La vita di Elena Pagani si è sempre intrecciata con l’arte. Poi la scelta: entrare a far parte della polizia e mettere a disposizione la sua abilità. Tratteggiare a matita la personalità dei criminali. Così è diventata disegnatore della polizia scientifica.

Era brava. Brava al punto da essere chiamata in tutta Italia. Le sue matite hanno dato un volto anche ai più crudeli protagonisti della cronaca italiana. A Rimini, tre anni fa, è stata l’autrice dell’identikit di Guerlin Butungu, il 20enne congolese arrestato dopo essere stato identificato come il capobranco degli stupratori di una ragazza polacca e di una trans peruviana. Più che un disegno, il suo lavoro sembrava una foto dell’indagato: l’identikit è stato realizzato dopo sei ore passate a stretto contatto con la vittima peruviana, che aveva ancora nella testa i dettagli del volto del suo aguzzino. La ricostruzione anatomico facciale che la Pagani disegnerà sarà certificato essere, da comparazione biometrica lineare, corrispondente al 98,7% al vero volto del criminale. E grazie a questo sua indagine grafica, di supporto alle complesse indagini di vari reparti operativi della Polizia di Stato, lo stupratore viene arrestato poche ore dopo su un treno mentre tentava di lasciare il territorio nazionale.

Di questo e di altri casi si parla in "Ladri di facce", edito da Oligo Editore, scritto a quattro mani da Elena Pagani con Alessandro Meluzzi: un saggio artistico criminologico. I proventi andranno al fondo assistenza della Polizia di Stato in favore delle vittime del dovere.

Un libro, come scrive nell’introduzione Mario Giordano, attraverso il quale "si percepisce l’immenso lavoro che c’è dietro una donna poliziotto. Un amore che rappresenta lo sforzo silenzioso e quotidiano degli uomini che vestono la divisa e a cui troppe poche volte diciamo grazie come invece meritano". Un secondo aspetto da sottolineare è la prevalenza dell’uomo sulla macchina. "L’ultima mezz’ora trascorsa insieme – scrive Elena Pagani a proposito del caso Butungu e del dialogo con la vittima peruviana – l’abbiamo impiegata per definire le orecchie di Nero Ombra (lo stupratore) che Polette (nome inventato della trans peruviana) ricordava fossero leggermente sporgenti. Le ho chiesto di quanto e lei, pensandoci per qualche istante ha risposto: “Non molto, le ho notate solo quando indossava il cappellino che era di taglia più grande della sua testa“. Ho trascorso sei ore assieme alla vittima in un’area riservata per evitare distrazioni. Lei ripeteva ‘Lo ricordo bene’ e in effetti aveva una memoria di ferro. Siamo partiti dagli occhi e progressivamente il volto dell’aggressore prendeva forma grazie ai dettagli visivi che la vittima mi indicava e che io traducevo. Si è commossa e, quando le ho chiesto quanto ci fossimo avvicinati da una scala da uno a 10, ha risposto ‘Nove e mezzo’".

Elena Pagani, attualmente assistente capo coordinatore alla questura di Mantova, sta presentando "Ladri di facce" in giro per l’Italia. A ottobre sarà a Cesenatico, nei giorni scorsi era a Rovigo per una serata organizzata dal Sap (Sindacato autonomo di polizia), che ha visto la presenza del segretario generale Stefano Paoloni, del segretario generale aggiunto Michele Dressadore, del segretario provinciale di Rovigo, Fabio Ballestriero e di Verona, Nicola Moscardo.