Nell’ormai eterna lotta tra Balneari Rimini, un gruppo di titolari di chioschi sulla spiaggia, e il Comune, è intervenuta la Corte di giustizia europea, di fatto sostenendo la linea adottata da Palazzo Garampi. Stando al merito, le concessioni dei chioschi sulla spiaggia rientrano a pieno titolo tra quelle sottoposte alla direttiva Bolkestein. Inoltre non esistono scorciatoie sull’applicabilità della direttiva. Ciò significa che le concessioni balneari, anche se affidate in data antecedente al 2009, periodo in cui è stata prodotta la direttiva, devono comunque essere rinnovate tramite opportuna procedura.
Un passo indietro. Il contenzioso nasce nel momento in cui l’amministrazione comunale nel dicembre del 2023, dà mandato agli uffici di predisporre le procedure per le gare di evidenza pubblica per l’assegnazione delle concessioni. Tradotto, tutte le concessioni demaniali della spiaggia vanno all’asta (con scadenza fissata inizialmente al 31 settembre 2024, poi slittata dopo la legge del governo). La Balneari Rimini aveva contestato la legittimità della decisione presa dal Comune, intenzionata a rivendicare il diritto a continuare a usare il demanio pubblico fino al 31 dicembre 2033, la scadenza posta dal governo prima che dall’Europa arrivasse un’altra tirata di orecchie.
La Balneari Rimini, spiegano dal municipio, è anche ricorsa al giudice di pace di Rimini, chiedendo un risarcimento al Comune per un importo di 5mila euro per danni non patrimoniali (danni d’immagine) e la continuità aziendale delle stesse imprese. Il giudice di pace aveva chiesto alla Corte di giustizia europea una interpretazione in merito all’applicabilità della Bolkestein in relazione ai casi trattati e al periodo di applicabilità. Ma in entrambi i casi la Corte di giustizia ha confermato quanto in municipio avevano già previsto. Le concessioni dei chioschi rientrano tra quelle sottoposte alla direttiva, e il 2009 non è uno spartiacque per stabilire chi dovrà andare al rinnovo e chi invece no.