Concessioni, la riforma all’ultima spiaggia

Il disegno di legge rischia di arenarsi con la crisi di governo: potrebbero saltare proroga e indennizzi. Frisoni: "Comuni in ordine sparso"

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La crisi di governo rischia di avere un impatto – forte – sulla riforma delle concessioni balneari. Il disegno di legge concorrenza rischia di essere approvato in ritardo o di non essere approvato affatto, in caso di caduta dell’esecutivo Draghi. Significa, in quest’ultima ipotesi, che verrebbero a cadere anche le misure previste dal disegno di legge, prime tra tutte la proroga di un anno – con gare dal 2024 – e gli indennizzi. Si rischia il caos, dunque. "La crisi di governo si tira dietro anche incognite e incertezze sul fronte concessioni balneari – commenta l’assessore al Demanio, Roberta Frisoni –. Il Ddl Concorrenza non è stato licenziato dalla Camera. Fino a ieri si metteva in discussione la capacità dell’esecutivo di approvarne i decreti attuativi. Ora è in discussione l’approvazione dello stesso. Se non viene approvato è verosimile che ci troveremo come Comuni con la necessità di andare a gara senza indicazioni". I rischi? "Procedere in ordine sparso senza un percorso guidato e coordinato dallo Stato che è proprietario dei beni e a cui spetta l’onere di normarne le evidenze pubbliche. Tutto ricadrebbe come sempre sulle spalle dei Comuni".

La questione riguarda naturalmente da vicino i titolari degli stabilimenti balneari. "La caduta del governo Draghi, che aveva avuto un linea durissima sulle concessioni di spiaggia – non si straccia le vesti Mauro Vanni – presidente Confartigianato Imprese Demaniali – potrebbe essere positiva per il mondo balneare. L’auspicio è che un nuovo esecutivo possa varare una riforma più equilibrata e rispettosa nei confronti di 30mila imprese italiane. Le scenario peggiore è che si trascini l’indecisione. Il Ddl Concorrenza, che contiene la legge sulle concessioni balneari, non è stato approvato. Se avremo un governo tecnico, guidato dallo stesso Draghi o da altri, approverà la legge, che non abbiamo mai condiviso, e i decreti attuativi. Se si votasse, chiunque vinca, potremo sperare che un nuovo governo politico riconosca alcuni punti chiave che Draghi non aveva accolto: riconoscimento del valore dell’impresa e legittimo affidamento, cioè un periodo congruo di extra-time di concessione per risarcirci del danno procurato. Perché la sabbia è dello Stato, ma il valore d’impresa l’abbiamo creato noi. Di certo il tempo stringe: la sentenza del Consiglio di Stato dell’ottobre scorso dice che dal 1° gennaio 2024, o un anno dopo in caso di oggettive difficoltà nei bandi, le spiagge vengano riassegnate".

"Dopo 15 anni siamo ancora in attesa che qualcuno decida la nostra sorte – fa eco Giorgio Mussoni, presidente Oasi –. Caduto il governo, se ciò dovesse succedere, bisogna ripartire da capo e in fretta: la sentenza del Consiglio di Stato incombe, quella non slitta. Va approvata una legge e poi subito i decreti attuativi. Ne va il futuro del sistema balneare, e del turismo".

Mario Gradara