Chiesta la confisca dei delfini riminesi

La requisitoria del pubblico ministero: "Condannate direttore e veterinaria"

I quattro delfini  erano stati sequestrati dalla magistratura  nel settembre del 2013 e trasferiti all’acquario di Genova

I quattro delfini erano stati sequestrati dalla magistratura nel settembre del 2013 e trasferiti all’acquario di Genova

Rimini, 6 aprile 2019 - Quattro mesi di carcere e la confisca dei quattro delfini. Si è chiusa così, ieri mattina, la requisitoria del pubblico ministero, Marino Cerioni, al processo sui presunti maltrattamenti dei tursiopi del Delfinario di Rimini. Alla sbarra, accusati di maltrattamenti, ci sono l’allora direttore della struttura e la veterinaria.

Fu uno choc quel settembre del 2013, quando l’indomani dei controlli fatti dal Corpo forestale dello Stato, i grandi mammiferi vennero sequestrati dalla magistratura, per poi essere trasferiti nell’acquario di Genova. Ci fu un’alzata di scudi da parte di mezza città, mentre per Rimini si chiudeva un’epoca. Sotto inchiesta il direttore e la veterinaria. I quali, per l’accusa, «sottoponevano i quattro delfini a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche e quindi incompatibili con la loro natura, anche sottoponenendoli a trattamenti idonei a procurare un danno alla salute con conseguenti gravi sofferenze».

Secondo la ricostruzione fatta dalla Guardia forestale, ai delfini venivano somministrati troppi calmanti e cure ormonali per evitare che si accoppiassero tra loro. A questo si aggiungeva una struttura non adeguata. Di qui il sequestro chiesto e ottenuto dal pm, scattato tra mille polemiche il 12 settembre del 2013, in cui si disponeva il trasferimento degli animali all’acquario di Genova. Gli imputati hanno sempre respinto le accuse, i mammiferi, dicono, sono stati costantemente monitorati da uno dei più noti veterinari europei, e la somministrazione dei farmaci erano state vistate e autorizzate dai veterinari dell’Ausl. Quanto alla dimensione della vasca, le varie amministrazioni avevano sempre negato i permessi all’ampliamento.

Ma la vera ‘guerra’ senza esclusione di colpi , era quella che si era consumata nei mesi successivi per l’affidamento del piccolo Indy. Che non era un bambino, ma il bellissimo delfino nato da Luna, uno dei tursiopi sequestrati al Delfinario. Indy era nato in Liguria, e quando il pubblico ministero aveva chiesto che anche lui venisse sequestrato in quanto figlio di Luna, si era scatenato un pandemonio. Il giudice aveva risposto picche, giudicando Indy «un animale con la sua autonomia», ma l’accusa non si era arresa ed era andata avanti. A mettere l’ultima parola era stata la Cassazione che aveva concluso che Indy non «un corpo del reato» ma un essere vivente.