Rimini, ecco come funzionano i controlli sulle acque del mare

Rimini, Stambazzi dell’Arpae: "Così garantiamo la salute del mare. Ecco le regole per fare il bagno" I 'signori' della Costa VIDEO

Rimini, spiaggia e lungomare a Marina Centro (Foto Pasquale Bove)

Rimini, spiaggia e lungomare a Marina Centro (Foto Pasquale Bove)

Rimini, 5 luglio 2016 - L’uomo del frigorifero portatile decide se potremo fare il bagno o no. Alle 10.30 di lunedì mattina Mauro Stambazzi, direttore Arpae di Rimini e responsabile del mare, sfila tra gli ombrelloni in jeans, scarpe e maglietta (VIDEO). In mano quel contenitore da picnic, pare un bagnante originale, insensibile a questa giornata afosa, mare mosso e bandierina rossa, tanta gente però. Stambazzi si ferma sulla riva mentre la collega Paola Pellegrino, gambali di gomma e tuta, entra in acqua per prelevare i campioni del mare. Balneabile o no? Bandiera blu o bianco-rossa? Il responso arriverà 48 ore dopo, il divieto di balneazione può scattare già dopo un giorno.

Siamo al bagno 85B, vicino a uno degli sfioratori che in caso d’emergenza scaricano in mare. Quelli che il sindaco Andrea Gnassi appena rieletto vuol far sparire. Da qui a settembre saranno sette i campionamenti nei 93 punti di prelievo dell’Emilia Romagna, per verificare che la presenza di enterococchi ed Escheridia coli sia nei limiti che l’Europa ci comanda. I bagnini seguono i tecnici con la coda dell’occhio e una certa inquietudine, «quest’anno a giugno abbiamo passato più tempo in cabina che fuori», arringa uno. Mercoledì avremo tutte le risposte su come sta il mare in questo punto.

Però l’attesa non è uguale ovunque. Oggi in una riunione romana si parlerà proprio di questo. L’Arpae spingerà perché anche l’Italia «adotti il nuovo metodo, già valido in altri Paesi, che dimezza i tempi», chiarisce più tardi David Lev, biologo responsabile del laboratorio.

Sotto l’ombrellone del bagnino il club dei pensionati non si dimostra affatto preoccupato dal responso delle analisi, «tanto qui fanno il bagno lo stesso». Pellegrino comincia a cercare il punto di sfioro e lo trova, la sabbia copre le paratie e davanti c’è un moscone. Poi prende il largo, in mano una bottiglia sterile, «il campione va prelevato a una profondità di 20 centimetri sotto il pelo dell’acqua». Oggi c’è troppa mossa, niente gommone, bisogna accontentarsi del prelievo da terra. Cinzia Para, tecnico Arpae, vede la collega avanzare e si raccomanda, «attenta alle buchee!». Qualche bagnante incuriosito si volta.

Le spiegazioni si possono leggere sul lungomare, cartelli non così visibili che spiegano ad esempio le pagelle dell’acqua. Quattro voti: eccellente, buona, sufficiente e scarsa. Quella che finisce nella bottiglietta a vederla è torbida ma Stambazzi spiega: «Il fondale è sabbioso. E poi la trasparenza non è indice di pulizia. Attenti al mare turchino! Il nostro mare è tra i più controllati».

Alle 11 i campioni arrivano nei laboratori Arpae. Prima il controllo della temperatura, tutto ok. Poi si sale al secondo piano, il regno di Lev. Ovunque provette e boccette, qui si raccolgono i campioni da tutta la regione. Cucina supertecnologica, ai fornelli Rita Pellegrino. Ha già battezzato il campione appena arrivato ‘Tizio’, gli dà la pappa – substrato nutritivo – per stanare i batteri. «Domani mattina appena arrivo controllo se qualcosa è out», spiega nello slang da laboratorio. Vuol dire fuorilegge. L’acqua diventa fluorescente. Ora il campione viene trattato e sigillato. Infine messo ad incubare in un termostato. Dopo un giorno se c’è qualche segnale strano scatta una preallerta. Dopo due, arriva il responso finale. Se si superano i limiti di legge, parte l’avviso all’Asl che a cascata informa il sindaco. Il ragionamento è: per non adottare l’ordinanza, chi guida il Comune deve avere agli atti una documentazione inattaccabile (se basta). Lev ammette: «Non esistono metodi eccellenti al 100%. Ognuno ha un punto debole».