Giorgio Corbelli arrestato, la caduta dell’ex patron di Telemarket

L'ex presidente del Napoli deve scontare quattro anni per il crac della casa d’aste

Giorgio Corbelli, ex presidente del Napoli (Foto d'archivio)

Giorgio Corbelli, ex presidente del Napoli (Foto d'archivio)

Rimini, 30 gennaio 2020  - A Rimini , fin da ragazzo era soprannominato ‘il boss’ perchè vedeva il business in ogni cosa. Da un pezzo la stella di Giorgio Corbelli, 65 anni, Patron di Telemarket ed ex presidente del Napoli era tramontata, ma ieri è stato prelevato dai carabinieri nella sua casa di Brescia, dove già si trovava ai domiciliari per un’altra condanna, e trasferito in una cella del carcere cittadino. La pena di quattro anni e un mese inflittagli per il crac di Finarte (la casa d’aste) è diventata definitiva, e per lui si sono aperte le porte di una cella.

La storia di Corbelli, nativo di Santarcangelo, era cominciata con un’ascesa che sembrava inarrestabile. Negli anni Ottanta inizia la sua attività nella provincia bresciana fondando Telemarket e successivamente assumento la rete di Elefante Tv, con cui diffondeva la programmazione di Telemarket, emittenti nazionali specializzate nel commercio di oggetti d’arte. Ma va oltre. Perchè più tardi acquisisce anche la casa d’aste Semenzato ed entra nell’azionario di Finarte, ma più grande maison italiana, quotata in borsa. Ma questa volta fa il passo più lungo della gamba, perchè nel marzo del 2012 Finarte viene dichiarata fallita dal Tribunale di Milano (prima condanna a un anno e otto mesi). In campo sportivo invece, prima diventa presidente del basket Brescia, passando poi alla presidenza della squadra cestistica di Forlì, ed è anche sponsor del Rimini Baseball Club. Nel 2000 entra nel mondo del calcio. E’ già comproprietario del San Marino Calcio, quando acquista le quote di maggioranza del Napoli.

Ma il crollo vero e proprio si consuma quando viene arrestato su disposizione della magistratura barese per una sfilza di accuse, prima fra tutti quella di associazione a delinquere, finalizzata alla falsificazione delle opere pittoriche e grafiche di autori contemporanei, di truffa ai danni di migliaia di persone, di ricettazione e riciclaggio. L’inchiesta riguarda appunto la vendita di opere d’arte ritenute false, avvenuta tramite i canali televisivi di Telemarket e Telemarket 2, delle quali Corbelli è presidente e socio di maggioranza. Una vicenda che ha le sue radici nell’operazione di due anni prima dei carabinieri del Nucleo patrimonio artistico e dei finanzieri del Gico, su un presunto traffico di almeno 25mila serigrafie, contraffatte e vendute come autentiche di Michele Cascella. Corbelli aveva sempre affermato di essere stato convinto dell’autenticità delle opere, ma le accuse si erano moltiplicate. Tra queste anche quella di avere tentato di inquinare le prove.

Una vera bufera giudiziaria da cui non riuscirà più a risollevarsi. Da un pezzo aveva detto addio al mondo dorato delle televendite, ma ieri mattina ha subito anche l’onta del carcere per il crac della sua società. I militari sono andati a prenderlo nella sua casa di Brescia, città dove vive da sempre, e ora è rinchiuso in carcere. Il suo avvocato difensore annuncia che cercherà ad ottenere in tempi brevi una revisione del regime carcerario.