Coronavirus Rimini, bimbo in quarantena volontaria

La famiglia, rientrata dalla Cina, decide di non mandare il piccolo a scuola a scopo precauzionale. Il Comune attiva il protocollo

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Rimini, 11 febbraio 2020 - Non ha né la febbre né altri sintomi. Ma i genitori, appena ritornati con lui a Rimini dalla viaggio in Cina, hanno deciso: meglio tenere il figlio a casa, prudenzialmente, per due settimane. Il bimbo frequenta una scuola materna comunale di Rimini, ed è uno dei primi casi di quarantena ‘volontaria’ di una famiglia cinese. Una decisione presa dai genitori del piccolo, che erano ancora lì nel paese d’origine con lui quando in Cina è scoppiata l’emergenza del coronavirus. Pur essendosi recati in una regione lontana da Wuhan (dove è scoppiata l’epidemia) e nonostante il bambino non abbia palesato sintomi, i genitori hanno scelto di tenere a casa il figlio per 14 giorni, il tempo massimo stimato per il decorso della malattia, spiegando alla scuola il motivo della sua prolungata assenza.

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Un altro caso riguarda le scuole medie Panzini, dove un alunno cinese non è ancora ritornato dalla Cina, dove è andato con la famiglia. "I genitori ci avevano comunicato che sarebbero ritornati a casa per un certo periodo, tra Natale e gennaio – conferma la preside Lorella Camporesi – Non sono ancora riusciti a tornare in Italia perché nel frattempo è scoppiata l’emergenza. Quando rientreranno a Rimini sarà seguita la procedura indicata dal ministero della Salute". E’ l’unico caso, assicura la Camporesi, che si è presentato finora nelle scuole dell’istituto comprensivo del centro storico, dove maggiore è la concentrazione di alunni cinesi. "Noi ne abbiamo in tutto 58. A parte l’alunno non ancora rient rato dalla Cina, tutti gli altri stanno andando regolarmente a scuola". Così come i loro compagnidi classe: "I tassi di assenza, nelle sezioni in cui sono presenti bambini e ragazzi cinesi, sono assolutamente fisiologici, in linea con il periodo. Certo: tanti genitori hanno fatto domande, ma nessuno, almeno da quel che sappiamo, ha tenuto a casa il figlio da scuola solo perché ha un compagno di classe cinese". Lo stesso, assicura anche la collega Maria Teresa Mariotti, preside dell’istituto comprensivo Dante Alighieri, sta avvenendo nella media di via Coletti e negli altri suoi plessi.

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Ieri intanto il Comune di Rimini, sulla base della nuova circolare diramata dal ministero della Salute, ha avviato con le scuole e l’Ausl il monitoraggio puntuale, che consiste nella verifica della febbre e dei vari sintomi tipici del nuovo coronavirus. La circolare dispone che, "fermo restando il diritto inalienabile di bambini e ragazzi, di qualsiasi nazionalità, di frequentare liberamente e regolarmente la scuola in assenza di evidenti e conclamate controindicazioni sanitarie", le famiglie degli alunni rientrati in Italia dalla Cina e in particolare dalle regioni dove si è diffuso il virus, "nello spirito di massima precauzione" hanno la possibilità di tenere i figli a casa per un periodo fino a 14 giorni (calcolati sul giorno di partenza dalla CIna). Una sorta di quarantena volontaria, appunto. Come ha deciso sabato il ministero, in questi casi l’assenza prolungata degli alunni verrà giustificata dalla scuola.  

«Le nuove misure – commenta l’assessore all’Istruzione, Mattia Morolli – sono ispirate alla massima tutela di bambini, famiglie, corpo docente e personale scolastico. Proprio per questo abbiamo già avviato una serie di aggiornamenti con l’Ausl per garantire il necessario sostegno ai dirigenti scolastici che, nell’affrontare questa delicata vicenda, potranno contare sul sostegno professionale di tutte le istituzioni coinvolte". © RIPRODUZIONE RISERVATA