Rimini, 18 marzo 2025 – La mattina del 4 ottobre 2023, Manuela Bianchi avrebbe incontrato il vicino di casa Louis Dassilva nel garage di via del Ciclamino, proprio lì, a pochi metri dal cadavere della nuora Pierina Paganelli, uccisa con 29 coltellate.

Louis le avrebbe detto “che c’era una persona a terra tra le due porte tagliafuoco e di andare a chiamare il ragazzo moldavo. Avevo capito che lui l’aveva già vista. Però lì per lì non ho capito altro ed il suo consiglio era di passare di lì e di stare zitta e di non dire che l’avevo vista. Anzi mi ha detto proprio così, però non ho capito il motivo”.
È il passaggio chiave dell’interrogatorio che Manuela ha reso al pubblico ministero Daniele Paci il 4 marzo scorso, prima come persona informata sui fatti e poi come indagata per favoreggiamento personale, difesa dall’avvocata Nunzia Barzan e dal criminalista Davide Barzan. Oltre 300 pagine di verbale che rappresentano una potenziale svolta nell’indagine sul delitto, ma che la criminologa Roberta Bruzzone, consulente della difesa di Dassilva, ha bollato come “opera di menzogna”, mentre secondo gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi “nel racconto di Manuela troppe cose non tornano”.
“Ci sono delle cose che lei può sapere solo perché gliele ha dette l’assassino oppure era lì mentre uccidevano sua suocera” Questa la considerazione del pm Paci che, di fatto, sembra ‘sbloccare’ definitivamente Manuela, portandola a ripercorrere i momenti salienti del suo presunto incontro con Dassilva, unico indagato per l’omicidio, con il quale la donna intratteneva una relazione extraconiugale.
“Lui era molto nervoso, mi comunica che aveva visto che c’era una persona e che quando sarei entrata l’avrei trovata lì per terra, io sono rimasta un po’ così perché non capisco cosa stesse dicendo e poi mi ha fatto segno di stare zitta e che ci saremmo visti di sopra. Poi mi ha detto di andare a chiamare il ragazzo moldavo del primo piano”. La stessa Manuela dice di non aver pensato subito a Pierina, ma di essere stata convinta che la donna dietro la porta tagliafuoco “fosse la mamma” del vicino di casa moldavo.
Le dichiarazioni erano state introdotte da una precisazione della stessa donna che aveva sostenuto come i suoi ricordi fossero offuscati. “Non riesco a capire cosa mi sta succedendo. Tant’è vero che mi sono fatta fare dallo psichiatra, una ipnosi, usata per lo stress post-traumatico”. I ricordi Manuela poi si sbloccano e la sua deposizione diventa più lucida - a tratti indirizzata dal consulente Davide Barzan - e tra le lacrime racconta che Dassilva le disse di abbracciare il ragazzo moldavo del primo piano per sviare i sospetti dalla loro relazione.
A un certo punto del lunghissimo interrogatorio, durato 13 ore, il pm le chiede “ha detto come l’ha colpita?” E la nuora risponde: “No, è una cosa che ho capito da sola, dopo aver capito che era lei e dopo aver visto quanto fosse caricato in quel periodo e come fosse nervoso per i conflitti con mia suocera. Io la certezza di quello che aveva fatto non l’ho mai avuta da lui. Io per quello che sto dicendo adesso mi sto rovinando. Se lui me lo avesse detto, io lo avrei detto forse subito che era stato lui a voi. Io il dubbio che fosse stato lui l’ho sempre avuto”.
Quindi Manuela si sofferma sul misterioso incidente che aveva fatto finire in coma il marito Giuliano Saponi. “Avevo problemi con mio marito e gli succede l’incidente. Ho problemi con mia suocera e la trovano morta” afferma Manuela chiarendo – per quanto riguarda l’incidente – di “aver pensato anche a Louis”. Bianchi parla “dell’astio” che Louis avrebbe nutrito “per mio marito e mia suocera. Louis li chiamava ‘mostri’”.
Il timore di Manuela è che “sfogandomi con Louis ripetutamente potevo aver innescato in lui qualcosa”, dando origine “a una cosa così tremenda. Louis vedeva la sofferenza che derivava dal loro odio per me” aggiunge Bianchi riferendosi alla famiglia Saponi.
Altro passaggio cruciale, secondo gli inquirenti, riguarda l’abbraccio tra Manuela e il vicino di casa moldavo, insieme al quale – quella mattina – era di nuovo scesa nel garage. “Me lo ha chiesto Louis (di abbracciarlo, ndr). Per allontanare un po’ di sospetti su di lui, ed anche per quanto riguarda la relazione, per farmi vedere vicino ad un altro”.
Nel racconto reso da Manuela alla Procura sembrerebbero però emergere alcune crepe, in particolar modo per quanto riguarda la chiamata di soccorso fatta al 118, nel corso della quale Bianchi avrebbe affermato: “la signora sembra apparentemente scivolata perché aveva dei barattoli in mano”. “Che lei veda dei cocci al buio e che sono al di là del corpo di sua suocera e che non veda i dettagli del volto, è un po’ strano – rileva nel corso dell’interrogatorio il pm Paci -. Come le viene in mente che la signora avesse un barattolo in mano? L’assassino solo poteva saperlo. Ma lei come fa a sapere questo dettaglio?”