Covid Rimini, scoperto caso: hotel chiuso

Nel mirino di polizia locale e Ausl ’A casa nostra’: violazioni su antincendio, riscaldamento e mancanza di assistenza agli anziani

Controlli

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Rimini, 14 febbraio 2021 - Controlli e multe a un albergo dopo un caso di Covid: polizia municipale e Ausl hanno scoperto violazioni alle norme antincendio, mancanza di riscaldamento nelle aree comuni, ospiti anziani "senza adeguata assistenza". Nel mirino ’A casa nostra’, una struttura "unica a Rimini" - come spiegavano all’epoca dell’inaugurazione, il 15 maggio 2019, l’avvocato Lino Falzarano e Pamela Lobuono, neo direttrice dell’albergo, nato da un vecchio tre stelle di Miramare, l’ex Mutacita.

I controlli della polizia locale del Distaccamento di Miramare e del Dipartimento Igiene e sanità dell’Ausl sono scattati venerdì pomeriggio, dopo la segnalazione di un ospite della struttura risultato positivo al Covid 19, poi ricoverato all’ospedale per essere curato. ’A casa nostra’ risulta già sanzionata in passato: da un sopralluogo di fine 2019 era emerso che l’albergo ospitava anziani non autosufficienti, segnala l’amministrazione comunale. Che aggiunge: "Di fatto si trattava di un’attività socio assistenziale per anziani non autorizzata".

Al loro arrivo vigili e Ausl hanno trovato sulla porta di ingresso un cartello che informava della chiusura per struttura ’causa Covid’. "In realtà però – segnala Palazzo Garampi – nonostante le luci spente nella hall, l’albergo era regolarmente aperto, accogliendo quattro ospiti e con una dipendente al servizio". Sono state riscontrate "numerose carenze nella gestione della struttura ricettiva in relazione alla legge regionale 16/2004, tra cui le violazioni alle norme antincendio e la mancanza di riscaldamento in diverse parti comuni dell’hotel e in alcune camere". L’unica dipendente in servizio – già questa un’anomalia, trattandosi di struttura classificata come tre stelle e regolarmente aperta – chiamata a dare spiegazioni, ha dichiarato di avere l’incarico di occuparsi della preparazione dei pasti, delle pulizie dei locali e in particolare di seguire i due ospiti anziani, "apparsi al limite dell’autosufficienza". Sempre la dipendente – continua Palazzo Garampi – "ha ammesso che, nonostante il caso di positività al Covid, gli ambienti non erano stati sottoposti alle necessarie procedure di sanificazione". Gli ospiti hanno invece raccontato di essere prossimi al trasferimento in altre strutture ricettive, per gli imminenti lavori di ristrutturazione programmati dalla proprietà.

Le incongruità e irregolarità emerse saranno indicate in una relazione dell’Ausl, in base alla quale la polizia locale prenderà provvedimenti. Si verificherà anche "se l’albergo sia utilizzato, come in passato, come attività socio assistenziale non autorizzata", conclude l’amministrazione comunale. "L’hotel – spiega al telefono l’unica dipendente in servizio – è gestito dalla onlus ’A casa’. Non è affatto, nè è mai stata, una ’casa di cura clandestina’. Il nostro è un albergo, che ospita anche anziani come clienti, che hanno possibilità di cenare nella sala ristorante. Al momento ne restano solo due, perché stiamo per chiudere. In ogni caso stanno bene, beneficiano di tutti i servizi che abbiamo. Ce n’erano sei fino a qualche tempo fa. Nella prima estate, quella del 2019, c’è stato un buon riempimento delle nostre 33 camere. L’estate scorsa abbiamo avuto molti meno ospiti". «Io sono ospite di ’A casa nostra’ dall’8 maggio scorso – raconta il professor Urbano Stenta, ex docente universitario all’ateneo di Bologna – uno dei due clienti rimasti –, mi sono sempre trovato molto bene, con assistenza adeguata, anche per me che sono non vedente. Poi si mangia benissimo, da quando sto qui sono anche ingrassato.Tra pochi giorni io e l’altro ospite si trasferiremo in un altro albergo, a Pesaro. Era già programmato".