Covid Rimini, morto a 22 anni. "Ma non è colpa del vaccino"

Parla la mamma di Davide Mohammed Berni: "Aveva una patologia cardiaca, basta con le falsità sui social"

Davide Mohammed Berni, con la mamma Eliana

Davide Mohammed Berni, con la mamma Eliana

Rimini, 14 gennaio 2022 - "Abbiamo ricevuto tantissimi messaggi di cordoglio, che non finiremo mai di ringraziare. Qualcuno sui social ha fatto però ipotesi non vere, voglio quindi specificare che nostro figlio non è morto né di Covid, né di vaccino, ma per una patologia congenita".

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A fugare i dubbi di quelle persone che, seppur poche, hanno fatto delle illazioni sulle cause del decesso del giovane cameriere, Davide Mohammed Berni, è la mamma Eliana che col cuore infranto dal dolore spiega: "Nel 2020, pochi giorni prima che scoppiasse la pandemia, avevamo scoperto che Davide aveva l’aorta dilatata a livello del cuore. Ha fatto delle visite, poi con l’emergenza della pandemia si è bloccato tutto e non è andato avanti con i controlli, perché le agende erano chiuse e poi non era semplice convincerlo, perché si sa, a 22 anni i ragazzi sono sempre convinti di stare bene, si sentono invincibili. Alcuni in questi giorni hanno commentato, attribuendo quanto è successo al Covid, perché dicono: stanno scomparendo troppi giovani, ma io lo ribadisco non è stato questo, né il vaccino che aveva fatto a inizio agosto a portarsi via il nostro Davide. Non è stato questo. Ci si può controllare sempre, ma se si sbaglia un giorno, può accadere il peggio, quello che poi è successo".

Col nodo in gola e con quell’affetto che l’ha sempre legata al figlio, la Berni racconta: "Davide era persona solare, amava tanto la vita e aveva una gran voglia di lavorare, era felicissimo di fare il cameriere e della squadra che aveva trovato. Nella sua vita ha sempre avuto una parola buona per tutti, non gli piacevano le critiche, trovava il bene ovunque. Considerata la sua età, era molto responsabile e maturo e questo l’aveva portato ad avere tanti amici. Si era diplomato all’Alberghiero Savioli e, spinto dalla voglia di crescere, ha cominciato a lavorare a sedici anni".

La mamma volge quindi lo sguardo a quanti si sono stretti attorno alla sua famiglia: "I ragazzi ci sono stati molto vicini fino alla fine tant’è che l’altra sera ci siamo riuniti tutti insieme con l’intero staff del Birrodromo, dove Davide lavorava dall’anno scorso. In questi giorni - racconta - non ci hanno mai lasciato soli, abbiamo ricevuto di continuo telefonate e messaggi da tantissime persone. Siamo infinitamente grati a tutti e per quanto hanno fatto per noi, da Fabio Ubaldi, suo datore di lavoro e il suo staff, ai dipendenti del Comune di Riccione dove lavoro, in particolare il coordinamento pedagogico, nonché Stefania Pierigè e gli assessori Alessandra Battarra e Laura Galli. Siamo grati ai nostri colleghi, amici e parenti, come pure ai parrocchiani della Stella Maris, a don Massimiliano e don Concetto, sono stati così vicini a me, a mio marito, Ridha, e alle nostre figlie, Mariam e Janet, da non aver parole per ringraziare. Il nostro grande abbraccio è esteso a tutti, compreso a Caterina, la fidanzata di Davide".

Sono parole che mamma Eliana, seppure affranta dal dolore pronuncia con forza, grande dignità e fermezza, sottolineando quel volto della comunità riccionese, che nei momenti di necessità e dolore, sa mostrare ancora un cuore pulsante e solidale.

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