"Covid: a Rimini intere famiglie ricoverate dopo Natale"

Il primario Ballardini: si abbassa di 15 anni l’età media dei pazienti, ma resta stabile il numero dei malati nei reparti Covid

Giorgio Ballardini, primario di Medicina interna all'ospedale infermi di Rimini

Giorgio Ballardini, primario di Medicina interna all'ospedale infermi di Rimini

Rimini, 20 gennaio 2021 - Pazienti più giovani in corsia. E intere famiglie costrette al ricovero dopo essere rimaste contagiate dal Covid. "Sono gli effetti delle festività di Natale: i pranzi e le cene con i parenti, le visite hanno contribuito a diffondere il virus nelle famiglie". A fare il punto sulla situazione a Rimini è Giorgio Ballardini, il primario di medicina interna all’Infermi e dirigente del dipartimento internistico (che comprende le medicine di Riccione ei Cattolica, gli infettivi e la gastroenterologia).

È anche per questo che, ancora, non c’è stato un calo significativo dei ricoveri? "La situazione dei malati Covid ricoverati negli ospedali del Riminese è stabile. I numeri possono cambiare di qualche unità da un giorno all’altro, ma continuiamo ad avere tra i 180 e i 190 ricoverati al giorno. Ma è cambiata l’età media dei pazienti: si è abbassata fortemente. A novembre e dicembre la maggioranza dei ricoveri riguardava persone molte anziane, tanti provenienti da case di riposo. Da tre settimane l’età media tra i nuovi ricoverati è scesa di 15 anni. Abbiamo parecchi malati con meno di 60 anni: 50enni, 40enni, e qualcuno anche più giovane".

E’ un cambiamento ’figlio’ dei comportamenti tenuti durante Natale? "Pensiamo proprio di sì, anche perché abbiamo avuto e continuiamo ad avere casi con più di un componente contagiato della stessa famiglia. Tanto che, in alcune situazioni (dov’era possibile), li abbiamo sistemati nella stessa camera: il marito insieme alla moglie, il figlio con la mamma".

A oggi c’è la necessità di aprire un nuovo reparto Covid a Rimini, o i posti letto sono sufficienti? "Sono adeguati per l’andamento di ricoveri che stiamo registrando. Il numero dei nuovi ricoveri viene spesso compensato da quello dei dimessi. Chiaro: se dovessero scoppiare nuovi focolai importanti, per esempio in qualche casa di riposo, allora dovremo pensare di riorganizzarci. Ma l’abbiamo fatto costantemente, in questi mesi. Siamo abituati a cambiare in corsa, tutto il personale è pronto ad attrezzarsi nel caso di necessità. Per il momento teniamo a disposizione i posti che già abbiamo senza l’aggiunta di altri reparti".

Rimini non peggiora, ma nemmeno migliora: c’è preoccupazione che, senza un significativo calo di ricoverati, gli ospedali siano di nuovo in emergenza come in primavera? "Noi siamo molto più preparati e attrezzati oggi, non c’è dubbio. Tutta la sanità riminese sta facendo grandi sforzi. Alcuni pazienti Covid (quelli meno gravi) si trovano in strutture private come Sol et Salus e Villa Maria. Ma temiamo, questo sì, nuove improvvise ondate. Per questo è necessario da parte di tutti continuare a rispettare le regole e mantenere la prudenza, fino a quando la vaccinazione non darà i primi effetti e la curva dei contagi non scenderà".

Qual è il periodo di permanenza media di un malato Covid in ospedale? "Di 10 o 12 giorni per quelli ricoverati solo per il virus, e che non subiscono complicazioni. I tempi si allungano per chi soffre di altre patologie aggravate dal Covid".

La buona notizia è che il tasso di mortalità nelle ultime settimane è sceso. "E’ così. Questo dipende anche dal fatto che i pazienti ricoverati sono più giovani. L’altra buona notizia è che l’influenza stagionale è scomparsa totalmente".

Per chi ha familiari ricoverati resta il problema di non poterli visitare... "Lo facciamo per la sicurezza di tutti. Ma tramite le videochiamate, grazie agli infermieri e a tutto il personale, abbiamo ridotto la ’distanza’ tra malati e familiari. E nei casi in cui un paziente è in pericolo di vita, permettiamo la visita, anche se solo per pochi minuti".

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