
C’era una volta la felicità. La ’Happiness’, il marchio di moda made in Rimini che per anni rimase un must...
C’era una volta la felicità. La ’Happiness’, il marchio di moda made in Rimini che per anni rimase un must fashion per cantanti, attori e personaggi dello showbiz conquistati dall’iconico stile irriverente delle t-shirt con le scritte. Una parabola di successi, nati dal genio creativo del 62enne riminese Yuri Scarpellini e passati attraverso l’espansione negli Stati Uniti, con l’apertura di una sede a Los Angeles. Storia di un’ascesa che, dal 2007, ha poi finito però per infrangersi contro il muro del fallimento: quello della società madre di ’Happiness’, la ’Piccoli e Grandi Srl’, che fece crac nel febbraio del 2020. Storia vecchia? No, perché in questi giorni, a oltre cinque anni dal fallimento della ’Piccoli e Grandi’, ai co-amministratori Yuri Scarpellini (foto) e Manuela Mussoni, ex coniugi, è stato recapitato l’avviso di fine indagini condotte dalla Guardia di finanza di Rimini e la formulazione di cinque capi d’imputazione riconducibili all’accusa di bancarotta fraudolenta.
Scarpellini e la ex moglie – difesi rispettivamente dagli avvocati Umberto De Gregorio e Astorre Mancini – sono ora accusati di avere contribuito a dissipare il patrimonio e dissestare l’azienda che controllava ’Happiness’ provocando un buco da quasi 10 milioni di euro. È questo il risultato, in attesa della richiesta di rinvio a giudizio, di un’indagine che ha risalito la china dei conti della ’Piccoli e Grandi’ fino al 2016, anno in cui per la procura sarebbero cominciati gli scossoni economici per la società. Una catabasi finanziaria di anni che ha ora fruttato agli ex co-amministratori un corollario di accuse tra cui anche l’aver aggravato l’emorragia compiendo pagamenti a se stessi per mezzo di altre controllate o società intestate al figlio di Scarpellini. Entrambi gli indagati, tramite i propri avvocati, si sono dichiarati estranei ai rispettivi addebiti.
Francesco Zuppiroli