Decine di persone messe alla porta nell’ufficio postale

Da cittadino non posso non segnalare quanto da me direttamente constatato con incredulità il pomeriggio del primo agosto. Nell’ufficio centrale delle Poste Italiane di fronte all’Arco d’Augusto a Rimini (l’unico a fare servizio pomeridiano fino alle

ore 19) le file degli utenti –

di cui anche io facevo parte a partire da ben prima delle 18

per il pagamento di una bolletta – si sono assiepate fino al momento in cui, a ridosso dell’orario di chiusura e con non più di 10-12 persone ancora da servire (fra cui alcuni turisti italiani e stranieri), il responsabile del servizio annunciava con voce stentorea che il personale era entrato improvvisamente in sciopero e pertanto invitava la gente ad uscire subito ed eventualmente a tornare il giorno dopo. A chi garbatamente faceva notare che da che esistono le Poste quando un ufficio viene chiuso chi è entrato ed ha un numero viene comunque servito, il suddetto signore ha detto che lo sciopero deciso dal personale giustificava la cosa e minacciava anzi di chiamare subito la polizia per sgomberare fisicamente

i locali. Più che giustificate proteste a parte, la gente è uscita rimanendo esterrefatta, come pure chi scrive. E non tanto perché tutto ciò potrebbe configurare il reato di abbandono di pubblico servizio (perché lo sciopero può anche essere sacrosanto, ma allora va detto che viene fatto in anticipo, e non dopo un’ora e più di fila), ma soprattutto perché agli occhi dei non residenti in questione qui in vacanza (ed erano la maggioranza) l’immagine della Rimini ospitale ed aperta che si cerca giustamente di propagandare durante la stagione balneare viene del tutto azzerata.

Per non dire di peggio.

Chi viene a Rimini - come qualsiasi cittadino - non merita certo questo spettacolo indecoroso in un’atmosfera da “buttafuori” che sabota il lavoro di chi si sforza di propagandare una Rimini ben diversa.

Lettera firmata