Diongue prese la cocaina prima di annegare

Il perito della Procura: "La droga potrebbe aver contribuito a condotte imprudenti della vittima". Andreatta indagato per omicidio colposo

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Diongue Madiaye è morto annegato: su questo non ci sono dubbi. Ma gli esami tossicologici disposti sul corpo del ragazzo hanno rilevato tracce di cocaina. Il giovane l’avrebbe assunta poco prima della tragedia in piscina. La svolta arriva dalla perizia che la Procura ha affidato al professor Paolo Fais, per indagare sulle cause del decesso del 21enne di origini senegalesi. Diongue è morto il 14 luglio scorso mentre faceva il bagno, con una cugina e alcuni amici, nella piscina del Grand Hotel di Riccione. Al momento l’unico indagato, per omicidio colposo, è Gianni Andreatta, il proprietario del Grand Hotel. Le indagini sono quasi concluse, Andreatta rischia il processo per non aver vigilato sulla sicurezza dell’impianto. La piscina sarebbe dovuta restare chiusa al pubblico quando Diongue è annegato (gli stessi cartelli indicavano la chiusura al pubblico dalle 12 alle 15), ed era priva di bagnino di salvataggio quando è avvenuta la tragedia.

Era stato l’avvocato di Andreatta, Alessandro Petrillo, a chiedere alla Procura di svolgere esami tossicologici. Richiesta accolta, e i risultati hanno evidenziato "una concentrazione di cocaina non letale". Diongue è morto annegato, ma per Fais, il consulente della Procura, "è possibile ipotizzare che la cocaina abbia assunto un ruolo nella dinamica accidentale della morte...". Perché "la cocaina – conclude il perito – potrebbe aver contribuito a condotte imprudenti da parte della vittima". Il professor Sabino Pelosi, a cui si è rivolto Petrillo per la perizia di parte, si spinge ancora più in là nelle conclusioni. La cocaina potrebbe aver "alterato le condizioni psicofisiche" del 21enne, il cui annegamento è "avvenuto in tempi brevissimi". Sulla base delle due perizie, secondo Petrillo "l’annegamento è avvenuto in tempi così rapidi che non era possibile salvare. E l’omissione di soccorso a nostro giudizio non rappresenta la causa unica del decesso".

Per questo "chiederemo – annuncia Petrillo – l’archiviazione per Andreatta". A breve la Procura chiuderà le indagini, e deciderà sul rinvio a giudizio. Stando a quanto ricostruito dagi inquirenti, si ipotizza una responsabilità nella gestione della sicurezza della piscina. Nel frattempo il Comune di Riccione ha deciso (a settembre) di far chiudere la piscina del Grand Hotel, dopo i controlli dei carabinieri sulle condizioni igienico-sanitarie.

Manuel Spadazzi