
Un dipendente comunale mentre timbra all’ingresso (foto di repertorio)
Rimini, 11 marzo 2025 – Un altro furbetto del cartellino licenziato dal Comune di Rimini. Negli orari di lavoro, più volte è uscito dall’ufficio ed è andato in giro (a mangiare, a fare la spesa e commissioni varie) senza timbrare all’uscita. Insomma: faceva risultare di essere in servizio, quando in realtà era fuori a fare tutt’altro. È il secondo dipendente – nel giro di un anno e mezzo – a cui Palazzo Garampi ha dato il benservito per assentesimo.
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Il provvedimento è stato adottato nei confronti di un 50enne che lavora (o meglio lavorava) come funzionario in un ufficio amministrativo del Comune. A scoprire le sue assenze ingiustificate è stato il dirigente di settore. Un paio di volte era andato da lui in ufficio per chiedergli di alcune pratiche, senza trovarlo. Verificando gli orari di ingresso e uscita dichiarati dal dipendente attraverso il timbro del cartellino, il dirigente si è accorto che qualcosa non tornava. Ha iniziato così a tener d’occhio il funzionario, che ha collezionato nelle settimane seguenti altre assenze ingiustificate. Se la prima volta poteva essere stata una svista o una dimenticanza – a chi non è mai capitato di scordare di timbrare sul posto di lavoro? – gli episodi successivi hanno dimostrato che il dipendente infedele, in diverse occasioni, si è allontanato dall’ufficio ed è uscito per motivi personali, facendo risultare però che era presente al lavoro. Il dirigente ha segnalato il caso all’ufficio del personale, che ha avviato un’istruttoria e un procedimento disciplinare contro il dipendente, in servizio al Comune di Rimini da qualche anno (prima aveva lavorato per altri enti). Come previsto dalle norme sul pubblico impiego, la falsa attestazione della presenza sul lavoro è una violazione punibile direttamente con il licenziamento. Così ha fatto il Comune, che qualche mese fa ha dato il benservito al dipendente infedele e l’ha licenziato. Lui, tramite i suoi avvocati, ha contestato il provvedimento con una diffida, inviata al Comune nei termini (60 giorni) previsti. E presto, molto probabilmente, farà causa al Comune contro il licenziamento.
Nessun commento sulla vicenda, per ora, da parte dell’amministrazione. Da Palazzo Garampi fanno capire che, prima di cacciare il dipendente, sono stati svolti tutti gli accertamenti e le verifiche del caso, a seguito dei quali il provvedimento di licenziamento è stato "inevitabile". Proprio come quello preso, alcuni mesi prima, contro un altro dipendente, anche lui sorpreso in varie occasioni a timbrare il cartellino per poi a uscire dal lavoro per fare i fatti suoi. In quest’ultimo caso il procedimento giudiziario è già partito, dopo che il dipendente licenziato ha fatto ricorso al tribunale del lavoro.
È tuttora in corso anche la causa avviata contro il Comune da un ex agente della polizia locale, licenziato dopo essere stato coinvolto in un’inchiesta per detenzione di materiale pedopornografico. Difeso dall’avvocato Marco Tonti, l’uomo è stato anche agli arresti domiciliari. L’ex vigile, che ha già pagato il suo conto con la giustizia (ha ottenuto la conversione della pena nei lavori socialmente utili), ha fatto causa al Comune chiedendo il reintegro nella polizia locale e anche il risarcimento danni per gli stipendi persi a causa del licenziamento.