Rimini, il Governo spegne le discoteche: "Delitto perfetto"

La rabbia dei gestori. Gianni Indino (Silb): "Siamo il capro espiatorio. Non c’è prova che i locali siano luoghi di contagio"

L'interno di una discoteca

L'interno di una discoteca

Rimini, 17 agosto 2020 -  Spenta la musica nelle discoteche. Almeno fino al 7 settembre. La decisione del governo dopo il confronto con le Regioni. Ai locali sarà riconosciuto un sostegno economico. Una scelta che era nell’aria, ma che manda in bestia i gestori. "Il delitto perfetto, ce l’hanno fatta – tuona Gianni Indino, presidente regionale Silb e presidente provinciale di Confcommercio –. Ora tutto torna alla normalità: non ci saranno più contagi, non ci saranno più infetti nè malati. Lo dico con ironia ma c’è da piangere. Le discoteche sono la vittima sacrificale. Serviva uno scalpo per l’opinione pubblica".

Ma gli assembramenti... "Non c’è una sola evidenza epidemiologica, hanno deciso che siamo noi i focolai di contagio. Non esiste che il governo decida da solo sulle nostre teste, e quelle di migliaia di lavoratori: ci chiama a un tavolo di confronto. Chiederemo integrazione, Iva ridotta, 4 miliardi di fatturato nazionale rischiano di andare in fumo".

Leggi anche Bonaccini: "Nelle discoteche il rischio è maggiore" "Ora dove vanno i giovani? Non è che domani vanno a dormire alle nove. Dilagheranno abusivismo, rave party illegali, feste nelle ville e sulle spiagge. Noi cercavamo di imporre la mascherina e adottavamo precauzioni. Ora gli sciacalli di turno ne approfitteranno. Chiedo a tutti controlli accurati, come hanno fatto da noi, per evitare il Far West". "Se il rischio fosse stato reale avremmo chiuso noi stessi", aggiunge. Il presidente Silb rileva che nella sera di Ferragosto, "con i rimborsi e i ragazzi rimasti fuori dai locali per la limitazione al 50% della capienza decisa dalla Regione, la clientela è stata ragionevole".

"Si va a cancellare un settore che dà un valore aggiunto importantissimo all’economia nazionale – dice Luigi Pritelli della Baia Imperiale –. Con l’indotto, la perdita è rilevantissima". "La chiusura non è fondata su elementi di fatto – attacca Jorg Pfister, Byblos –. L’aumento di casi di positività che si registra in Italia è causato da persone di ritorno dall’estero, vacanze o Paese d’origine di chi lavora da noi, o da extracomunitari fuggiti dai centri di accoglienza. Provvedimento ingiusto che non risolve niente. E se il problema è la forte affluenza, perché chiudere solo i locali da ballo, e non ad esempio i ristoranti, i locali sulla spiaggia, le spiagge stesse, dove gli assembramenti sono sotto gli occhi di tutti?"

"Una misura che, se viene presa, è certamente rigorosa ma indispensabile – commenta l’assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini –. I locali da ballo non sono certo gli unici luoghi dove ci sono assembramenti e dove non viene usata la mascherina, ma non c’è dubbio che rappresentano un rischio potenziale più che in altre situazioni. A fronte della chiusura riteniamo necessaria una forte compensazione economica".