Dengue a Rimini. "Disinfestazioni a tappeto nel raggio di cento metri"

Igiene pubblica in azione: "Abbiamo eseguito trattamenti straordinari per sterminare le zanzare adulte, i nidi e azzerare il rischio di nuovi vettori"

Disinfestazione dopo un caso di Dengue

Disinfestazione dopo un caso di Dengue

È stata una guerra lampo, senza prigionieri. Questo il bilancio del trattamento straordinario eseguito da Hera giovedì scorso, e per tre giorni, a Santarcangelo su disposizione del Dipartimento di Igiene Pubblica dell’Ausl, per "sterminare in un raggio di 100 metri dall’abitazione del caso infetto la popolazione di zanzare e quindi potenziali vettori di febbre Dengue", spiega la dirigente facente funzioni dell’unità operativa Elizabeth Bakken.

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Dottoressa Bakken, nello specifico quale tipo di trattamento è stato eseguito a Santarcangelo nei giorni scorsi?

"Una volta avuto il sospetto del caso di Dengue sul territorio ci siamo subito attivati per eliminare tutti i potenziali vettori, le zanzare, che potessero essere venuti a contatto con il paziente infetto. Per questo è stato utilizzato un trattamento straordinario sia adulticida nelle aree verdi pubbliche per tre notti di seguito, sia larvicida nelle caditoie pubbliche e un terzo intervento porta a porta per ’stanare’ possibili nidi di zanzare in tutti quei luoghi nei giardini e nelle case dove tendono ad accumularsi risorse d’acqua sufficienti a fornire terreno fertile per la proliferazione delle comuni zanzare tigre".

Perché si è resa necessaria questa massiccia operazione di disinfestazione?

"Perché sebbene a Santarcangelo si sia trattato di un caso di importazione, come sempre accaduto sul territorio, l’infezione Dengue si trasmette attraverso le zanzare. Mi spiego: se una persona infetta viene punta, l’insetto a propria volta diventa infetto per il resto della vita e infettante nel caso in cui dovesse pungere un altro essere umano. Perciò abbiamo dovuto azzerare il rischio di diffusione del contagio intervenendo sulla popolazione di zanzare della zona, in un raggio di 100 metri dall’abitazione in cui si trova la paziente infetta sotto osservazione".

E sotto osservazione sono finite anche altre persone?

"No. L’intervento è stato tempestivo e massiccio proprio per scongiurare anche questa ipotesi. E ha permesso di intervenire sia sui focolai eliminabili che in quelli non eliminabili, con un’attenzione capillare anche alla popolazione adulta, cosa che ordinariamente invece non succede".

Un piano d’intervento ben collaudato, insomma.

"Come previsto in Emilia-Romagna. Dove sono considerati piani straordinari in casi di infestazioni rilevanti in aree critiche o per emergenze come questa. Si tratta di una catena collaudata che scatta al solo sospetto diagnostico".

Che in questo caso è stato?

"Quando la paziente è andata in Pronto soccorso con tutti i sintomi della malattia".

Sarebbero?

"Febbre alta per tre o cinque giorni. Forti cefalee retrorbitali e anche nausea e vomito. Poi, passata la febbre, piccole eruzioni cutanee".

Ci sono stati altri casi come questo sul nostro territorio in passato?

"Questo è il primo caso dell’anno. In passato avevamo avuto altre infezioni, ma mai autoctone. Si è sempre trattato infatti di persone arrivate in Italia da Paesi esteri e maggiormente esposti a questa malattia".

Non solo Dengue tuttavia. Quali altre sono le malattie a vettore zanzare su cui la guardia resta alta?

"La procedura straordinaria di disinfestazione che abbiamo applicato in questo caso è la stessa che adottiamo anche in casi di chikungunya e zika virus. Malattie che appunto si possono trasmettere come la febbre Dengue attraverso le zanzare infette. Mai però da uomo a uomo".

Quindi l’allarme a Santarcangelo può dirsi rientrato?

"La disinfestazione della scorsa settimana ha dato i suoi frutti e la paziente infetta è completamente isolata. Quindi sì".