
Disturbi alimentari: "Casi raddoppiati tra i minorenni dopo la pandemia"
"Stiamo assistendo a una crescita esponenziale dei disturbi alimentari nei minori. A volte ci ritroviamo con casi di minori che hanno solo 10-11 anni". La dottoressa Marinella Di Stani è responsabile del Pdta dell’Ausl della Romagna e coordinatrice del tavolo tecnico regionale del programma Dca (Disturbi comportamentali dell’alimentazione) della Regione. Negli ultimi anni ha assistito a un progressivo aumento dei casi registrati. "Stiamo parlando di un aumento superiore al 50% se raffrontiamo il periodo che ha preceduto la pandemia ad oggi. Se prendiamo i dati che riguardano i minori vediamo che erano 152 i casi trattati nel 2020 mentre nell’ultimo periodo di rilevazione sono arrivati a 335".
Quanto ha inciso la pandemia?
"Direi che ha accelerato un trend che era già in essere. Oggi ci ritroviamo con casi sempre più precoci, ma anche con adulti che arrivati alla soglia dei quarant’anni decidono di farsi aiutare. In questi casi abbiamo persone che hanno vissuto la bulimia nascondendola, sfruttando il fatto che il disturbo non è evidente. Il numero complessivo di casi registrati, tra adulti e minori, nel 2019 arrivava a 515 mentre nel 2022 era giunto a 779".
Anche i ragazzi chiedono aiuto?
"Si. Rimangono una minoranza rispetto alle ragazze, ma abbiamo circa un 9% di maschi. In questi casi i disturbi emergono sotto altre forme. Ci possono essere disfunzioni derivanti da particolari diete pensate per il tono muscolare, ad esempio, con un eccesso di proteine".
Come sono cambiati i disturbi alimentari?
"Non si deve pensare a una anoressia o bulimia semplici. Spesso questi disturbi li troviamo in un quadro più complesso in cui emergono effetti depressivi, disturbi dell’umore, autolesionismo. Condizioni che vediamo in aumento. Il disturbo alimentare può divenire un campanello di allarme ed in quel caso è fondamentale la tempestività".
Quanto influiscono i social?
"I social incidono. Sono il mezzo di comunicazione per gli adolescenti e influiscono sui giovani chiusi inclini alla solitudine. Giovani che acquisiscono modelli di comportamento e in seguito pratiche disfunzionali. Ma i social possono essere anche una risorsa, diventando una rete di supporto. Questo è un passaggio necessario che va fatto".
Come si può chiedere aiuto?
"In Romagna abbiamo applicato un’organizzazione che mette al centro il cittadino. Il primo contatto può avvenire con il medico di base. Poi si viene indirizzati al servizio che tiene in considerazione cure interdisciplinari. Infatti è importate considerare aspetti psicologici, psichiatrici e aspetti nutrizionali. C’è una rete di supporto che non si riduce alla sola patologia. Ci sono anche strutture in Romagna, e a Rimini, adibite a cure per degenze anche lunghe. In casi gravi divengono necessarie. Ma il modello punta molto sul livello di cure ambulatoriali intensive con tutti i trattamenti necessari, ma senza ricovero, così da offrire la possibilità di ritrovarsi nella propria quotidianità. I tempi di attesa prima di avere una risposta sono brevi, meno di 15 giorni. Per avere informazioni o segnalare la necessità di un aiuto si può scrivere anche a disturbialimentari@auslromagna.it".
Andrea Oliva