
Dopo l’omicidio di Saman. Ragazze in fuga dalle famiglie: "Ci chiedono aiuto per evitare i matrimoni combinati"
La terribile vicenda di Saman Abbas, uccisa per aver rifiutato il matrimonio combinato dalla famiglia, ha dato ad altre ragazze che vivono nel Riminese la forza per chiedere aiuto. A rivelarlo è Roberta Calderisi, presidente di ‘Rompi il silenzio’, l’associazione che dal 2005 aiuta le donne vittime di violenza nel Riminese. "Questa è stata una novità assoluta, per noi. Si tratta di ragazze destinate a matrimoni forzati decisi dalle rispettive famiglie. Sono giovani asiatiche, non ancora o appena maggiorenni. Negli ultimi due anni ne abbiamo accolte 10. Di queste, 5 vivono qui. I loro casi ci sono stati segnalati grazie all’ascolto attento e al successivo intervento da parte di insegnanti e operatori delle forze dell’ordine. Altre 5 sono state affidate alla nostra associazione dai servizi sociali di altre regioni". Va detto che "il fenomeno in sé purtroppo non è nuovo – precisa la Calderisi – Ma riteniamo che il caso di Saman abbia dato coraggio a tante ragazze e le abbia spinte a confidarsi e rivolgersi a chi poteva dar loro una mano".
A queste giovani, così come a tutte le donne vittime di violenza, ‘Rompi il silenzio’ offre aiuto, assistenza e, spesso, accoglienza. Attualmente sono 29 le donne (di cui 21 con figli) e 39 i minori ospitati in strutture protette. Delle 270 donne assistite nei primi mesi del 2023, 137 hanno subito violenza fisica, 95 economica, 52 sessuale, 184 psicologica. Chi è il maltrattante? Il coniuge in 97 casi, in 46 casi l’ex, in 56 il convivente o fidanzato, in 27 un familiare, in 12 amici o conoscenti e solo in 3 casi uno sconosciuto. Sono numeri che pesano e fanno male al cuore, perché raccontano una realtà quotidiana che molti pensano relegata alle fasce disagiate e che invece coinvolge tutti i ceti sociali, anche benestanti e con alta scolarizzazione. In aumento anche gli accessi alla ‘Casa delle Donne’: 252 in totale, con 48 richieste per violenza o stalking, 33 per difficoltà economiche o abitative, 62 per consulenze legali, 68 per consulenza psicologica. Chiara Bellini, vicesindaca con delega alle politiche di genere per il Comune di Rimini, nel sottolineare il grande lavoro della ‘Rete Donne Rimini’, formata da diverse associazioni per sostenere e condividere le attività della ‘Casa delle donne’, ha precisato che solo i centri antiviolenza accreditati possono fare da tramite per l’accesso a tutele come il reddito di libertà, i contributi per l’autonomia abitativa, i congedi parentali o i punteggi agevolati per gli asili. Da ultimo, ma non meno importante, un altro numero: è il 346.5016665, al quale poter chiamare per chiedere aiuto a ‘Rompi il silenzio’.
Maria Cristina Muccioli