Droga, latitante riminese catturato in Turchia

Luciano Camporesi era scappato dall’Italia nel 2018: deve scontare una condanna a 22 anni di carcere per traffico internazionale

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Nel 2018 si era fatto letteralmente di nebbia. Svanito nel nulla per sfuggire alla cattura e alla giustizia italiana che lo accusava di tirare le fila di un traffico internazionale di droga. Per anni, le forze dell’ordine lo aveva cercato in lungo e in largo, senza successo. Il latitante Luciano Camporesi, 47 anni, aveva trasferito il suo covo a migliaia di chilometri di distanza dall’Italia e dalla sua città natale, Rimini, riparando in Turchia. Ed è qui che lo hanno arrestato, nei giorni scorsi, gli agenti della polizia turca, sulla base degli elementi forniti dalla Dia di Palermo, dallo Sco e dalla Squadra mobile di Reggio Calabria, con il supporto dei colleghi riminesi.

Su Camporesi – nato a Rimini, città in cui ha anche vissuto a lungo – pende una condanna del tribunale di Locri a 22 anni e otto mesi di carcere per traffico internazionale di droga. Il 47enne, grazie alla collaborazione con i servizi di sicurezza turchi, è stato bloccato nella provincia di Antalya la scorsa settimana, ma la notizia si è appresa solo nella giornata di ieri.

Il latitante era stato coinvolto nell’operazione "Pollino European ’ndrangheta Connection", coordinata dal procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri. Nelle scorse settimane, l’attività investigativa è stata indirizzata verso la Turchia, grazie alle informazioni fornite dalla Direzione Investigativa Antimafia, che, nell’ambito di attivita’ condotte dal centro operativo di Palermo, ha acquisito elementi concreti, condivisi con il servizio centrale operativo e la Squadra Mobile di Reggio Calabria, tali da localizzare il latitante, almeno fino al 2021, in territorio turco.

Luciano Camporesi, secondo la ricostruzione degli investigatori, aveva instaurato stretti rapporti di collaborazione criminale con i coindagati calabresi Domenico Pelle (della omonima cosca di San Luca) e Giovanni Gentile, con cui si era incontrato, nel mese di aprile del 2017 per pianificare l’arrivo in Italia di ingenti carichi di sostanze stupefacenti (cocaina ed hashish), utilizzando sia navi commerciali che una sua imbarcazione, la "Remus", che navigava per effettuare ricerche petrolifere in mare, e, per questo autorizzata a percorrere liberamente molteplici rotte senza destare sospetto. Secondo quanto è emerso dall’inchiesta "Pollino-European ‘ndrangheta Connection",

Camporesi avrebbe fatto parte di un’associazione di trafficanti internazionali di sostanze stupefacenti attiva tra il Sud America, l’Italia e l’Europa nord occidentale.