Droni riminesi ’arruolati’ in guerra Sorveglieranno l’Ucraina dal cielo

L’azienda Dronebase di Fabio De Matteis fornisce i velivoli per il controllo dei confini con la Polonia. Il titolare assicura: "Saranno impiegati solo per scopi difensivi, noi non produciamo armi"

Migration

di Mario Gradara

Droni riminesi ‘arruolati’ per pattugliare dall’alto il confine tra Polonia e Ucraina. Oltre 500 chilometri di fronte, presi d’assalto e attraversati, dopo l’invasione russa del 24 febbraio, da centinaia di migliaia di profughi, soprattutto anziani, donne e bambini. "Ma in mezzo ai disperati potrebbero anche esserci malintenzionati, per questo il governo polacco ha deciso di monitorare costantemente chi varca la frontiera", spiega Fabio De Matteis. E’ il titolare della Dronebase di Rimini, con sede a Viserba, che fornisce alla Polonia i velivoli ultra tecnologici, gli Explorer 1000. Droni tattici che costano tra 50 e 60mila euro ciascuno, comprese le tre telecamere a colori 4K di bordo, con potentissimi zoom e dotate di termorilevatori, in grado di riconoscere un volto o una targa a 600 metri di distanza, scoprire fonti di calore, quindi esseri umani o motori accesi di veicoli militari e civili a 5-6 chilometri di distanza. Sono invisibili ai radar e agli intercettori. Anche perché sono alimentati a batteria quindi assolutamente silenziosi, non si sentono a più di 50 metri di distanza. I droni hanno 4 eliche, un’apertura alare di 1,80 metri, un peso inferiore ai 10 kg (sono totalmente in carbonio). Il loro raggio d’azione è di 80 km, alla velocità massima 70 km orari.

"Possono anche rilevare a distanza di 5 chilometri le coordinate di un obiettivo sensibile a terra, per esempio un veicolo sconosciuto – spiega De Matteis – e girare informazioni alla centrale di controllo". Ci tiene, l’imprenditore riminese, a precisare che "non si tratta di velivoli da guerra. Noi non vendiamo armi. Da anni sviluppiamo tecnologie per videocontrollo". L’azienda riminese ha già inviato alla Polonia due droni, "con i nostri istruttori per formare il personale polacco. Entro la fine di ottobre ne invieremo altri 20, e nella primavera 2023 altri 60".

La Dronebase fornisce i droni alla Belss Military Integrator: è un’azienda lettone, leader mondiale in materia di sistemi tecnologici di guida per sistemi difensivi, dai missili alle torrette di puntamento dei carri armati. Lavora anche per la Nato. La Belss ha vinto un bando del governo di Varsavia per il controllo della frontiera dal cielo. La consegna dei primi droni made in Rimini è avvenuta a Riga, sede centrale della Belss. "A giudicare dagli investimenti che si stanno facendo – allarga le braccia De Matteis – la guerra non finirà in tempi brevi". L’augurio è che si sbagli. In questi giorni i droni della Dronebase sono visibili a Riga, in una fiera organizzata proprio dalla Belss, insieme a caccia, carri armati e tecnologie belliche. L’azienda riminese, che è nata nel 2012 (ha 7 dipendenti, e una quarantina tra collaboratori e istruttori) avea già fornito droni a Bulgaria, Grecia e Turchia per sorvegliare i confini.