Duecento hotel chiusi in 40 anni: "Servono nuovi impulsi al settore"

Barbieri (Adac) lancia l’allarme: "Un’altra ventina di alberghi sono a rischio. Puntiamo sui servizi per crescere"

Duecento hotel chiusi in 40 anni: "Servono nuovi impulsi al settore"

Giuseppe Barbieri, presidente di Adac

Negli ultimi 40 anni a Cattolica hanno chiuso quasi 200 attività albeghiere ed ora alla vigilia di un nuovo piano urbanistico generale le associazioni di categorie chiedono di studiare tutte le contromisure per bloccare altre chiusure. "Non servono più appartamenti in città – dice Giuseppe Barbieri, presidente Adac (associazione di categoria di medio-piccole imprese alberghiere, ristoranti, chioschi, negozi) – ma servono servizi, incentivi, bonus edilizi per favorire chi vuole restare aperto. Abbiamo ancora 220 strutture aperte ma almeno un’altra ventina nei prossimi anni potrebbe chiudere e richiedere la trasformazione in appartamenti. Non possiamo permettercelo per mantenere vivo il tessuto turistico-alberghiero".

Ed ecco le proposte urbanistiche: "Dobbiamo pensare a realizzare servizi in zona a mare come alberghi diffusi con piscine, cucine e sale da pranzo in comune, aree fitness e kindergarden – prosegue Barbieri – magari incentivando gli albergatori che vogliono mettersi insieme e creare i cosiddetti alberghi diffusi. Due o tre hotel potrebbero diventare un’unica struttura ricettiva con più servizi e miglior qualità distribuita tra loro. Magari alcuni hotel chiusi possono essere trasformati in aree verdi e parcheggi tramite pure l’intervento anche dell’amministrazione comunale. E’ arrivato il momento di sederci ad un tavolo, pubblico e privato, e riflettere su tale pianificazione per i prossimi 30 anni di Cattolica".

Proprio nei prossimi mesi entrerà nel vivo il dibattito tecnico-urbanistico per il pug, piano urbanistico generale, di Cattolica: "Nei prossimi mesi tali proposte potrebbero diventare norme tecniche e urbanistiche da seguire – prosegue Barbieri – con linee di indirizzo che potrebbero aiutare gli operatori turistici che vogliono rimanere competitivi sul mercato. Favorendo anche il fenomeno di mantenere al timone dell’attività lo stesso proprietario dell’albergo senza che questi decida un domani di passare la gestione in affitto a terze persone. L’imprenditorialità di casa nostra deve essere salvaguardata in ogni modo".

Cattolica si interroga sul proprio futuro e sul futuro dei propri alberghi. Nella prossima consulta turistica si affronteranno altre tematiche ancora per riflettere su come sconfiggere la crisi e rilanciare anche la promozione in Italia ed all’estero. Tanti nodi da sciogliere per aggredire un mercato dal quale dipendono centinaia di posti di lavoro.

Luca Pizzagalli