"E’ una presa in giro, chiudiamo i ristoranti"

La rabbia dei titolari delle attività dopo il limite delle 18 alle aperture.. Di Angelo: "Quanta ipocrisia. Se vogliono la serrata dovevano scriverlo"

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"Noi chiudiamo e come noi molti altri faranno la stessa cosa. Perché? Questa decisione del governo di consentire l’apertura fino alle 18 è una presa per il c...". Esplode la rabbia tra i ristoratori. Richard di Angelo, anima del Rose & Crown, ha passato la giornata di ieri al telefono con i colleghi. "Mi hanno chiamato in tanti e la maggioranza è intenzionata a chiudere. Il Rose & Crown chiude. Non sappiamo quando potremo riaprire. Vedremo cosa accadrà". Intanto la rabbia sale. "Era meglio dire chiudete e basta. Invece ancora ipocrisia. Che senso ha dire state aperti fino alle 18? Non solo il mio locale, ma tanti ristoranti lavorano la sera. Mettere quel limite equivale a dire non lavorate più. Certo, rimane la possibilità per il pranzo che potrebbe cogliere chi lavora con operai o professionisti. Bella idea se non fosse che con l’aumento dello smart working mancheranno anche loro. Sono arrabbiato perché continuo ad assistere a questa criminalizzazione dei pubblici esercizi quando al contrario la stragrande maggioranza rispetta le regole. Se c’è chi non le rispetta allora colpiscano quelli, non l’intero settore. Ma così è più facile per chi governa". Tra i ristoratori c’è chi ha già comunicato ai dipendenti che da oggi l’attività è chiusa. "Aspettiamo la fine di novembre per vedere come andrà, ma ad oggi non ho molte speranze – premette Sergio Pioggia della Fattoria del mare -. Ai dipendenti l’ho già detto. Recupereranno le ferie, poi scatterà la cassa integrazione. Questo Dpcm arriverà fino alla fine di novembre, ma io temo che passeremo l’inverno così, guardando cosa sta accadendo nel mondo. Sarà drammatico. Quando riapriremo, le persone saranno stremate a livello economico. Non so quante cene al ristorante potranno permettersi". C’è chi chiude e chi teme di non riaprire più. "Il respiro dato dalla mini ripresa estiva è ormai finito e c’è chi dopo questa botta non riaprirà più – confessa Gaetano Callà, presidente della Fipe Confcommercio -. Speravamo che dopo la stagione arrivasse un periodo di tranquillità ed invece si chiude. Fanno passare come una vittoria la possibilità di servire il pranzo. Ora aspettiamo e speriamo che la situazione migliori per poter esserci nel periodo natalizio. Attendiamo anche di capire quali aiuti il governo metterà in campo". Ma c’è una cosa che non puà essere digerita. "Non è possibile che in un periodo come questo ci siano proprietari dei muri dove si trovano i pubblici esercizi, che chiedono l’aumento". Nella categoria non manca chi intende resistere. "Andiamo avanti, sperando nel pranzo – premette Massimo Zangheri dell’Osteria Io e Simone -. Proviamo, ma è difficilissimo. I ristoranti vivono con la cena. Ora dovremo mettere in cassa integrazione i dipendenti e cercherò di andare avanti con i miei figli”. C’è sempre il delivery da rispolverare, ma sentendo i ristoratori, i margini sono bassi, se non inesistenti.

Andrea Oliva