Elettricista muore per Covid a Rimini, la famiglia chiede i danni

La vittima, un elettricista di 66 anni, aveva contratto il virus sul luogo di lavoro. L’avvocato: "L’Inail risarcisca moglie e figlie"

Mascherine sul posto di lavoro

Mascherine sul posto di lavoro

Rimini, 2 ottobre 2021 - Era stato uno dei primi riminesi a finire in ospedale per Covid. E purtroppo per lui, un 66enne di Cattolica, non c’era stato niente da fare. Ricoverato l’1 marzo del 2020, si era spento in ospedale tre mesi dopo, il 30 maggio.

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L’avvocato Davide Veschi che segue la famiglia dell'elettricista morto per Covid
L’avvocato Davide Veschi che segue la famiglia dell'elettricista morto per Covid

Stando alla ricostruzione fatta fin qui, l’elettricista ha preso il virus dagli operai lombardi (della provincia di Lodi) che si trovavano in quel periodo a San Clemente. Il gruppo di lavoratori alloggiava in un residence di San Clemente e andava di frequente a mangiare alla trattoria La Romagnola di Cesare Emendatori, primo contagiato da Covid nel Riminese. Dagli accertamenti eseguiti è venuto fuori che ci sono stati casi di positività tra gli operai lombardi, e che l’elettricista di Cattolica era venuto a contatto più volte con loro mentre svolgeva lavori di manutenzione in uno stabilimento di San Giovanni. "Stava bene e non soffriva di alcuna patologia – spiega Veschi – fino a quando non si è ammalato di Covid in quei giorni. Le sue condizioni sono state da subito critiche, e purtroppo non ce l’ha fatta". Per la moglie e le figlie è stato un shock. Trascorsi alcuni mesi dal lutto, hanno deciso di rivolgersi all’avvocato Veschi per andare fino in fondo alla questione e avanzare una richiesta di risarcimento all’Inail. "Si tratta – conferma Veschi – di uno dei primi procedimenti di questo genere nella provincia di Rimini. Stiamo ancora raccogliendo notizie e informazioni utili per una completa ricostruzione della vicenda, ma sul fatto che il contagio sia avvenuto in ambito lavorativo non ci sono dubbi". Non appena il quadro sarà più preciso, "procederemo con l’Inail per la richiesta di risarcimento". E nel caso non venisse trovato un accordo, "siamo pronti anche ad avviare una causa civile – conclude Veschi – per il riconoscimento dell’infortunio sul lavoro da Covid".