Nell’ultimo giorno del evento elettorale in Russia si è svolta la campagna globale ‘Mezzogiorno contro Putin’. L’intento della campagna era radunarsi tutti alle 12, sia presso i seggi elettorali in Russia che davanti ai consolati all’estero, poiché, ormai, fare la fila è diventata l’unica forma di protesta permessa senza essere arrestati (in Russia). Questo metodo permette ai russi di ritrovarsi e di manifestare il loro dissenso contro il regime e la guerra. Abbiamo visto file per (quando voleva candidarsi, non l’hanno ammesso), ai funerali di Navalny, e ora davanti ai seggi elettorali. A Rimini, sono scesi in piazza come rifugiati politici, impossibilitati a recarsi al consolato, ma desiderosi di esprimere la loro posizione comunque. "Infatti la maggior parte di noi russi libera è andata a Milano o Roma per mettersi nelle fila ale 12 e votare. Non abbiamo dubbi sui risultati – recita una nota della comunità russa – questa campagna è per noi un modo per vederci, per realizzare che siamo in tanti e per comunicarlo al mondo. In Italia, davanti ai consolati russi di Roma e Milano, c’erano lunghe file alle 12. E così in tutto il mondo. Di fatto, secondo gli exit poll, Putin ha ottenuto il 23% a Milano e il 38% a Roma. Davankov, che arrivato il secondo, ed è l’unico candidato rimasto contro la guerra, ha ottenuto il 38% a Milano e il 31% a Roma, dato che Nadezhdin non è stato ammesso.
CronacaElezioni in Russia, scattato il mezzogiorno in piazza contro Putin