Emergenza frane, gli agricoltori lanciano l’allarme "Ottomila riminesi vivono in aree a rischio elevato"

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L’allarme arriva da Coldiretti. "Il 21,8% del territorio riminese è a rischio franoso". Vuol dire che 188,7 chilometri quadrati di superficie si trovano in aree di pericolosità da frana elevata oppure molto elevata. Aree in cui vivono oltre 8mila cittadini e quasi 3.400 famiglie. E ancora: 79,6 chilometri quadrati, pari al 9,2%, dei terreni, si trovano in area a pericolosità idraulica elevata, mentre 85.766 residenti, ovvero il 26,7% (primo posto a livello regionale in termini percentuali, 36.446 famiglie) vivono in aree a rischio alluvione elevata. Si tratta di numeri, sostiene il presidente Guido Cardelli Masini Palazzi, che hanno "un significato importante rispetto alle condizioni in cui si trova il territorio riminese". Cosa fare, allora? "Dobbiamo invertire una tendenza molto pericolosa – osserva il direttore di Coldiretti Rimini, Alessandro Corsini – e rimettere l’agricoltura con la produzione di cibo e la salvaguardia del territorio al centro del sistema Paese". Questo perché "la presenza delle aziende agricole garantisce una costante e vitale attività di manutenzione contro il dissesto idrogeologico e l’erosione, ma anche contro gli incendi innescati dagli effetti dei cambiamenti climatici".

Non solo. I dati forniti dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, nel report ‘consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, edizione 2022’, "mostrano – evidenzia Giorgio Ricci, vicedirettore di Coldiretti Rimini – che negli ultimi 21 anni nella provincia di Rimini sono scomparsi circa 405 ettari di terreno. Se la cementificazione continuerà ad avanzare, avrà un impatto sulla nostra sicurezza idrogeologica e alimentare. Sarebbe opportuno rivedere le progettualità che prevedono il consumo di suolo fertile. Il progetto della variante alla Statale è anacronistico".