Faina impiccata ad un albero a Saludecio / FOTO

Macabra scoperta davanti a una chiesa, indagano i carabinieri. Un paio di mesi fa il precedente di un lupo appeso a una pensilina del bus a Coriano

Saludecio (Rimini), 8 gennaio 2018 – E’ stata ritrovata questa mattina alle sei una faina impiccata ad un ulivo a Saludecio (FOTO), in località Santa Maria del Monte, al centro di una rotonda. Un paio di mesi un lupo era stato rinvenuto appeso per le zampe ad una pensilina dell’autobus a Coriano.

Di fronte alla macabra scoperta, nei pressi di una chiesa, un cittadino ha avvisato i carabinieri, poi sul posto è intervenuta la Forestale, che ha prelevato l'animale, inviando la carcassa al servizio veterinario per un primo riscontro. Vicino alla carcassa, è stato ritrovato un biglietto anonimo contenente vaghe minacce.

Stando ad un primo esame degli operatori, la faina sembra uccisa con veleno e poi impiccata in strada sulla rotatoria che si trova proprio davanti ad una chiesa. La carcassa verrà successivamente inviata all'istituto di zooprofilassi di Forlì.  Il cadavere dell'animale e il biglietto anonimo sono stati posti sotto sequestro.

Secondo la Forestale - che sta indagando sulla vicenda - non vi sono collegamenti, al momento, con il ritrovamento del lupo appeso a Coriano.  "L'uccisione della faina e il barbaro gesto di esporlo sulla pubblica via, emulando il recente caso del lupo di Coriano, rappresentano un ulteriore episodio molto preoccupante di illegalità e gratuita crudeltà verso la fauna selvatica su cui tutte le componenti dell'Arma - conclude la nota - stanno lavorando al fine di individuare i colpevoli non scartando, al momento, alcuna ipotesi".

Le forze dell'ordine invitano chi avesse visto qualcosa o avesse elementi utili alle indagini a contattare il 112 o il 1515, o direttamente il comando dei carabinieri del Gruppo forestale allo 0541-762911 oppure scrivendo a cp.rimini@forestale.carabinieri.it

IL LUPO APPESO - Lo scorso 4 novembre il cadavere del lupo era stato trovato appeso a testa in giù alla pensilina dell’autobus, a fare la macabra scoperta un gruppo di studenti. Dopo un primo indagato, un pastore sardo, se ne sono aggiunti altri due, anche questi, pare, gravitanti nello stesso allevamento del primo. 

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Un avvertimento, una vendetta o pura malvagità? Le indagini erano partire in grande stile, come per un omicidio ‘vero’, mentre gli animalisti erano insorti chiedendo giustizia per la vittima. Il pubblico ministero, Davide Ercolani, aveva disposto l’autopsia e l’inchiesta, affidata ai carabinieri della Forestale, aveva visto passare al setaccio la zona, alla ricerca di testimoni. Le ferite sul lupo non facevano pensare però a un ‘delitto d’impeto’, ma a qualcosa di premeditato. La povera bestia aveva la testa fracassata dai colpi e sul corpo comparivano dei buchi, come fossero stati inflitti con un forcone. Inoltre aveva un zampa spezzata. Chi poteva essere arrivato a tanto? E soprattutto, perchè?

La svolta nel ‘giallo’ era arrivata dalle immagini delle telecamere della zona che quella notte, poche prima delle cinque, avevano ripreso un furgone chiaro. Lo stesso mezzo che qualcuno aveva visto aggirarsi in quelle ore vicino alla pensilina del bus.  Agli inquirenti non c’era voluto molto per individuare la targa e identificare il proprietario. Un pastore sardo che vive in quell’area, padrone di un vasto allevamento di pecore. Un personaggio noto alla comunità per le sue proteste contro i lupi che nelle loro scorribande gli stanno decimando gli animali.

Più volte ha chiesto risarcimenti, ma secondo lui le amministrazioni hanno sempre fatto orecchie da mercante. I carabinieri gli avevano sequestrato il furgone e alcuni attrezzi, e nel primo avevano notato subito delle chiazze che avevano tutta l’aria di essere sangue. Il pastore era finito indagato per uccisione di animali, a cui si è aggiunto ora anche il reato di furto di animali di specie protetta dallo Stato (il lupo è di fatto proprietà dello Stato), ma lui aveva mandato a dire tramite il suo avvocato che la notte del delitto stava dormendo insieme alla moglie.

Le immagini delle telecamere non erano così chiare da rivelare i volti, ma dentro il furgone pareva esserci più di una persona. Gli investigatori sono ancora in attesa dei risultati definitivi dell’autopsia e delle analisi di laboratorio, ma nel frattempo sembrano essere arrivati alla conclusione che l’esecutore materiale dell’«omicidio» non è il pastore sardo. Altre due persone sarebbero infatti state iscritte nel registro degli indagati, due personaggi molto vicini all’allevatore. I carabinieri sospettano siano loro gli autori dell’uccisione dell’animale e della macabra sceneggiata. 

LEGGI L'AGGIORNAMENTO Faina impiccata a Saludecio, la Forestale scopre il colpevole