Falsi Green pass a Rimini, chi è il medico di base arrestato

Ai domiciliari è finito il riminese Roberto Bonato: registrava vaccinazioni mai avvenute. L’inchiesta di procura e carabinieri estesa a Ravenna e Pesaro. Tra i 'clienti' anche farmacisti, fisioterapisti e una ginecologa

Roberto Bonato, 58 anni, registrava vaccinazioni mai avvenute

Roberto Bonato, 58 anni, registrava vaccinazioni mai avvenute

Rimini, 8 aprile 2022 - Per i No vax, anche quelli provenienti da altre province, era diventato un punto di riferimento. Era a lui che dovevano rivolgersi se volevano ottenere una falsa attestazione di avvenuta vaccinazione anti-Covid. Un escamotage che permetteva loro di ottenere il tanto sospirato Green pass, pur non essendosi mai sottoposti all’iniezione. A finire nei guai è stato Roberto Bonato, 58 anni, medico di famiglia e odontoiatra convenzionato con Ausl Romagna con base a Cattolica e San Giovanni. Da ieri, all’alba, si trova agli arresti domiciliari nella sua casa di Viserba. E’ accusato di corruzione e falso ideologico. Ad eseguire l’ordinanza emessa dal tribunale di Rimini sono stati i carabinieri dei Nas di Bologna, supportati dai carabinieri del comando provinciale.

Un’inchiesta, quella coordinata dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 23 persone, tra le province di Rimini, Pesaro, Ravenna e Napoli. Tra di loro anche i due procacciatori, un riccionese e la sua compagna di Fano (entrambi sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), sospettati di aver procurato al medico vaccinatore i contatti con le persone che erano disposte a spendere centinaia di euro (i prezzi andavano da 100 a 250) per ottenere un finto di Green pass. Un business che era letteralmente esploso, soprattutto dopo l’introduzione del certificato verde rafforzato sul posto di lavoro.

Ma tra i suoi clienti, stando alla ricostruzione fatta dagli inquirenti, non ci sarebbero stati solamente normali cittadini, bensì anche sanitari che, pur di eludere l’obbligo della vaccinazione, avevano aperto il portafoglio e fatto ricorso a questo stratagemma per essere reintegrati in servizio. I rispettivi Ordini di appartenza li avevano infatti sospesi, ma si erano poi ravveduti o, almeno, avevano finto di farlo, grazie ai presunti servizi offerti dal collega. Si tratta di due farmacisti riminesi, un uomo e una donna, e di un ortottista, sempre di Rimini, oltre a due fisioterapisti (uno di Napoli e uno di Faenza), una ginecologa e uno psicologo, entrambi faentini. L’ipotesi di reato a loro carico è quella di falso in atto pubblico: secondo la Procura, avrebbero indotto in errore l’Ausl con l’obiettivo di poter tornare ad esercitare la loro professione, sostenendo di aver ricevuto la dose di siero anti-Covid (inclusa la terza richiesta per legge), ma – questo sostengono gli investigatori – di fatto non essendosi mai vaccinati o non avendo ancora completato il ciclo.

Nei loro confronti il tribunale ha disposto le interdittive del divieto di esercizio della professione sanitaria. L’inchiesta è partita da alcune segnalazioni dell’Ordine dei Medici di Rimini, che aveva raccolto diverse voci sulle presunte attività clandestine del medico di famiglia. L’Ordine, non potendo avviare un’indagine interna, si era rivolto all’Ausl, che a sua volta aveva preso contatti con i carabinieri dei Nas. A far suonare un campanello d’allarme anche il numero anomalo di pazienti non residenti nella sua area di competenza che il professionista, difeso dall’avvocato Massimiliano Starni, aveva fatto vaccinare: 224 le somministrazioni da lui attestate, di cui 107 di persone provenienti da altre province. I conti non tornavano e così l’Ausl aveva deciso di vederci chiaro, rivolgendosi direttamente agli inquirenti bolognesi e riminesi. I quali sospettano ora che la compravendita di finti Green pass possa in realtà essere molto più estesa di quanto appare, coinvolgendo anche altre persone: per questo motivo stanno compiendo approfondimenti sugli inserimenti compiuti dal medico nelle banche dati della piattaforma sanitaria regionale.

Per gli amici tariffa scontata a cento euro

Non c’era bisogno di spendere un occhio della testa per ottenere un finto Green pass. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il medico di famiglia Roberto Bonato aveva predisposto un tariffario ad hoc, che variava di persona in persona. Per gli ’amici’, il prezzo era tutto sommato contenuto: si parla di 100 euro per inserire nella banca dati della piattaforma sanitaria regionale l’attestazione di avvenuta vaccinazione e farsi quindi rilasciare il certificato verde. Per chi arrivava da fuori provincia, e non conosceva direttamente Bonato – sempre stando alla versione degli investigatori dei Nas di Bologna – i costi lievitavano. Alcuni arrivavano a spendere anche 250 euro: soldi che, è l’ipotesi della Procura, sarebbero finiti direttamente nelle tasche del professionista riminese. A portargli i ‘clienti’ erano due persone di fiducia: un uomo di Riccione e la sua compagna, originaria di Fano. Alcuni non dovevano nemmeno muoversi da casa: il medico, una volta avuti i loro dati, avrebbero provveduto direttamente a caricarli sul terminale, simulando la vaccinazione. Altri invece si recavano direttamente da lui in ambulatorio; a costoro, Bonato avrebbe chiesto di attendere almeno venti/trenta minuti prima di uscire dallo studio, così che nessuno potesse sospettare un raggiro.