Green pass falsi, il procacciatore di pazienti: "L’ho fatto per aiutare amici e familiari"

I primi interrogatori: il medico Bonato e uno dei complici ‘collaborano’ con il giudice, mentre gli altri indagati fanno scena muta

Green pass falsi, indagini dei carabinieri

Green pass falsi, indagini dei carabinieri

Rimini, 12 aprile 2022 - "L’ho fatto per dare una mano a familiari e amici che si trovavano in difficoltà con il lavoro, non essendosi vaccinati. Ma io non sono affatto un No vax". Così si è difeso ieri Andrea Pontellini, il 38enne di Riccione accusato di essere uno dei ’procacciatori’ di clienti del medico Roberto Bonato nella maxi inchiesta sui falsi Green pass venduti a chi non si voleva vaccinare. Indagine partita a fine novembre dopo le prime segnalazioni dell’Ausl, e che ha scoperchiato il sistema messo in piedi, secondo gli inquirenti, da Bonato. Dei 234 certificati sospetti, il medico di famiglia di Cattolica ne avrebbe rilasciati ben 107 a persone che non figurano tra i suoi assistiti, venuti anche da fuori regione per ottenere il super Green pass senza vaccinarsi.

Ieri mattina Bonato, Pontellini e tutti i sanitari riminesi coinvolti nell’inchiesta per aver ottenuto i falsi certificati vaccinali (l’accusa è falso ideologico e corruzione) sono comparsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Tra loro anche una nota coppia di farmacisti e un’ortottica. Tutti, davanti al giudice, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Tutti tranne Bonato e Pontellini, che hanno deciso di ’collaborare’ e sono stati interrogati a lungo ieri mattina dal gip Manuel Bianchi.

Bonato, 59 anni, difeso dall’avvocato Massimo Cerbari, ha parlato per mezzora e ha risposto a tutte le domande poste dal giudice. "Ha fornito la sua versione dei fatti, chiarendo alcuni aspetti della sua posizione nella vicenda e non sottraendosi ad alcuna domanda", spiega lo stesso Cerbari. Il medico resta agli arresti domiciliari. E ha parlato a lungo ieri anche Pontellini, difeso da Anna Maria Putignano e tuttora sottoposto alla misura dell’obbligo di firma . "Io non sono un No vax, ho solo cercato di dare una mano ad alcuni familiari e amici", ha spiegato Pontellini al giudice. La linea difensiva è che né Pontellini, né la fidanzata (che vive a Fano) abbiano avuto il ruolo di procacciatori per Bonato. E a conferma di questo, secondo gli avvocati, ci sarebbe anche il modo in cui hanno agito, senza ’reclutare’ clienti.

Contro Bonato, Pontellini e gli altri indagati le accuse sono pesanti. E sono supportate da numerose intercettazioni e dai video che fanno parte delle prove raccolte dai Nas durante l’indagine, coordinata dal pm Paolo Gengarelli. Il sistema di Bonato, secondo gli inquirenti, prevedeva ’tariffe’ diverse a seconda delle persone: per gli amici bastavano 100 euro per avere il falso Green pass, per gli altri 350 euro. E stando alla ricostruzione fatta dai carabinieri, era spesso lo stesso medico a consigliare la ’strada’ per ottenere il falso certificato vaccinale.

Tant’è che tra le persone coinvolte nell’inchiesta c’è pure una 41enne di San Giovanni, da anni militante della galassia No vax e già nota alle cronache per varie iniziative contro gli obblighi vaccinali per i bambini. La donna si era rivolta a Bonato per ottenere l’esenzione dalla vaccinazione anti-Covid, ma il medico di Cattolica le aveva consigliato l’altra soluzione. "Tu sei giovane, devi lavorare e non ti puoi rovinare la vita...". E così anche a lei Bonato aveva rilasciato un attestato di avvenuta vaccinazione. Naturalmente nemmeno a lei il medico aveva somministrato il vaccino, proprio come aveva già fatto con tanti altri suoi ’pazienti’.