Falso in atto pubblico, prosciolto Ceccarelli

Delibera legata al Polo Est: cadono le accuse per l’ex sindaco e per l’allora segretario comunale

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Due rinvii a giudizio e quattro sentenze di non luogo a procedere. Questo l’esito dell’udienza preliminare riguardante un’inchiesta per presunte irregolarità legate ad attività del Comune di Bellaria. Il gup del tribunale di Rimini ieri mattina ha prosciolto l’ex sindaco Enzo Ceccarelli, difeso dall’avvocato Gabriele Marra del foro di Urbino. Nei confronti di Ceccarelli e nei confronti dell’allora segretario comunale (anche lui prosciolto), la Procura di Rimini aveva ipotizzato il reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.

La vicenda, almeno nel caso di Ceccarelli, ruotava attorno a una delibera di Giunta su una serie di attività di attività del Comune, incluse alcune proroghe, riguardanti il Polo Est, la spiaggia con spazio eventi e strutture sportive sul porto cittadino. Per gli inquirenti, nella delibera sarebbe stata presente una discrasia tra il giorno in cui il documento era stato deliberato e il giorno in cui il testo era stato effettivamente prodotto. Il gup ha però riconosciuto la regolarità del procedimento e la formale e materiale corrispondenza della deliberazione, accogliendo la tesi difensiva del legale di Ceccarelli.

Sempre ieri mattina il giudice di Rimini ha disposto, limitatamente al terzo capo di accusa, il rinvio a giudizio per l’architetto Fabio Scarpellini (che è stato invece prosciolto dal secondo capo di accusa) e per Paolo Borghesi, presidente della Fondazione Verdeblu, difesi rispettivamente dagli avvocati Roberto Manzi e Denis Gori. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbero attestato falsamente, nella relazione tecnica di asseverazione e nell’istanza di permesso di costruire, la conformità urbanistico – edilizio dello stato di fatto di alcuni immobili nell’area del Polo Est.

"Siamo assolutamente sereni e pronti a dimostrare la correttezza dell’operato – dice il legale di Borghesi, l’avvocato Gori -. Riteniamo infatti che le asseverazioni siano state fatte su documenti che avevano già ricevuto autorizzazione paesaggistica esaminata con parere favorevole dallo stesso Comune. Nessuna delle commissioni che ha esaminato il permesso di costruire ha inoltre avuto nulla da eccepire né sulla rappresentazione delle strutture già presenti, né sulla loro legittimità".