Fase 2 spiagge, Rimini torna agli anni Cinquanta

Ieri per la prima volta i turisti in Riviera. Per ora niente lettini e ombrelloni, la battigia ci riporta indietro negli anni

Prime tintarelle e primi selfie sul litorale di Rimini ai tempi del coronavirus

Prime tintarelle e primi selfie sul litorale di Rimini ai tempi del coronavirus

Rimini, 24 maggio 2020 - Cammina lentamente, strisciando i piedi sulla sabbia. L’abito chiaro di lino, il cappello calato sulla fronte, la schiena curva, gli occhi fissi sul mare. "Sono emozionato... Non mi succedeva da quando ero un bambino", smozzica le parole sotto la mascherina chirurgica. È in bianco e nero il primo giorno al mare nella capitale europea delle vacanze. È una Rimini bambina, disincantata e fragile, quella che si affaccia sulla spiaggia restituita dai venti dell’inverno e dalla furia del virus. Una Rimini anni Cinquanta, che alle 10 del mattino attraversa il nulla, spogliato di ombrelloni, cabine, pedalò, venditori abusivi. Non c’è mai stata una data d’inizio, un limite invalicabile tra l’Italia e il suo mare. E quei piedi che affondano nella sabbia vergine sembrano i primi passi incerti dell’uomo sulla luna. "Ci siamo, siamo tornati", raccontano i primi turisti fuggito dall’Emilia. Un asciugamano steso in fretta, mentre i bagnini fingono di non vedere.

false Niente lettini, impossibile avere un’ombra. È l’ordine impartito della cooperativa più tosta d’Italia. L’estate è già qui, 26 gradi prima di mezzogiorno, ma tra il lungomare e la riva sono loro a dettar legge. Più a sud, verso Riccione, spuntano i primi assembramenti di lettini. Distanziati e politicamente corretti, ma all’ombra del Grand Hotel, ancora chiuso e più felliniano che mai, si scende al mare come in Amarcord, in punta di piedi e vestiti. Manca soltanto la tavolata con la Gradisca e la fisarmonica, per completare la poesia. L’epidemia ha cancellato mezzo secolo di dolce vita. Rimini, Rimini è un ricordo di seni straripanti e letteratura vanziniana. Addio a Tondelli e alla Miami sull’Adriatico. La Rimini di oggi ricorda semmai la calata al mare del Pupi Avati bambino, che sul treno gridava "Il mare", indicando l’affacciarsi dal finestrino del miraggio azzurro. Sembra così anche per quell’esercito dello stuoino che ieri ha riconquistato dopo mesi la sua spiaggia. Da Parma, Carpi, Bologna: un giorno per tornare a respirare, dopo il buio e la clausura. Come quel ragazzo che si nasconde alla curiosità del cronista, lui milanese, dunque clandestino, fino al 3 giugno, ma chissà. "Non dovrei essere qui, ma l’ho fatto per amore". Lui lombardo, la fidanzata di Rimini. E fa tenerezza scoprire che il Coronavirus ha fatto migliaia di morti ma non ha ucciso l’ultimo dei romantici.

Prime tintarelle e primi selfie sul litorale di Rimini ai tempi della convivenza col virus
Prime tintarelle e primi selfie sul litorale di Rimini ai tempi della convivenza col virus