La luce di piazza del Popolo che illumina i tavolini del Canova, seduti ci sono Federico Fellini e Italo Calvino per discutere di un film che sulla pellicola non ci andò mai. Il titolo provvisorio oscillava oniricamente suggerendo amore per il Belpaese e una previsibile osservazione d’insieme, ovvero Visioni d’Italia. Calvino, del quale si celebra in ottobre il centenario della nascita, seguiva il maestro riminese da oltre 20 anni e, appunto, voleva incontrarlo a Roma. Il grande intellettuale del Novecento si anticipò a Fellini inviandogli una lettera in cui lo lodava per il grande capolavoro di 8½. Correva l’anno 1963 e in quella colazione in piazza del Popolo, fra i due grandi geni del Novecento, nacque un’amicizia. Da una parte Calvino affermato scrittore con la Trilogia degli antenati e con la raccolta delle duecento Fiabe italiane. Dall’altra lo stesso Fellini che mosse i primi passi dietro la cinepresa negli anni Cinquanta con Luci del varietà. Calvino nelle Visioni d’Italia voleva metterci del suo, e sognava un copione che offrisse un ritratto del Paese percepito come una sorta di ‘palazzo del piacere di Kublai Khan’. Fra Calvino e Fellini l’amicizia perdura. Ma ci fu un momento di screzio, quando nel 1959 esce il Cavaliere inesistente, a chiusura della Trilogia degli antenati. All’epoca, Fellini avrebbe voluto acquistare i diritti, tuttavia Calvino accoglie il proposito con preoccupazione sollecitando il proprio agente di proporre invece a Ingmar Bergman l’adattamento. Nessuno dei due l’avrà vinta e sarà Pino Zac a portare sul grande schermo il romanzo.
Tornando al progetto di trasposizione delle Fiabe italiane: scelte le fiabe, alla fine saranno sette, il problema di Calvino e Fellini è come cucirle assieme, come legarle in un racconto unitario. Dovranno passare vent’anni dal loro primo incontro prima di trovare una soluzione: più che un fil rouge narrativo un espediente scenografico, una sorta di gioco dell’oca escogitato dallo stesso autore de Le città invisibili. Fellini in quel periodo - siamo nel 1983 - è sul set de E la nave va, e pensa di coinvolgere la squadra dei tecnici del film per la realizzazione di quell’ambientazione ludica. Ma da lì a due anni, Calvino scompare. Una delle pochissime tracce che restano di questo progetto sono le sottolineature e alcune note che compaiono nelle pagine dei due volumi di Fiabe italiane ritrovati nella biblioteca privata di Fellini, nello studio di corso Italia.
