
Rimini, 30 maggio 2023 – Un gettone per andare sugli autoscontri, per un giro in giostra o sulla montagna russa. Un gettone in cambio di alcune foto hot, di nudo, che un 56enne del Bergamasco avrebbe più di una volta richiesto come pegno a due ragazzini riminesi, all’epoca dei fatti minorenni di 13 e 14 anni, tra il 2018 e il 2019, in occasione di una fiera di paese svoltasi sul territorio provinciale. E poi, quei messaggi: "Hola, mi manderesti un tuo video sexy?". Poche parole, digitate sotto falso profilo Facebook, che il 56enne bergamasco nello stesso periodo avrebbe indirizzato ad altre decine di ragazzini minorenni, già naviganti nel mondo dei social, nel tentativo di indurli a inviargli foto di nudo da aggiungere alla macabra collezione di materiale pedopornografico di cui l’uomo è stato trovato in possesso.
È questo il vaso di Pandora che a seguito delle indagini coordinate inizialmente dal sostituto procuratore di Bologna Stefano Dambruoso (il fascicolo per competenza territoriale è poi passato al pm Davide Ercolani), è stato scoperchiato a carico del 56enne difeso dall’avvocato Cinzia Bonfantini, ora a processo – dopo il rinvio a giudizio da parte del gup del Tribunale di Bologna Claudio Paris – per adescamento di minori e detenzione di materiale pedopornografico. Secondo quanto ricostruito in fase di indagini, infatti, il 56enne nel 2018 e 2019 si era trovato in occasione di una fiera sul territorio riminese, lavorando come addetto al ritiro biglietti per il Luna park temporaneo allestito per la festa. Una posizione che l’uomo ha poi secondo le accuse sfruttato per avvicinare i ragazzini che attirati dal miele del divertimento come api impazzite ronzavano tra le giostre in cerca di un giro gratis.
È stato con questa scusa che il 56enne avrebbe colto l’occasione, disponendo ad esempio di un dispositivo per azionare anche senza il pagamento di un gettone gli autoscontri, per avvicinare i due ragazzini, dalla cui denuncia dei famigliari è poi scaturita l’indagine. Un primo approccio, quando il 56enne in cambio di gettoni o chiavetta si sarebbe spinto prima a chiedere ai due minori il numero di telefono, per poi nei giorni successivi iniziare a inviare loro messaggi sempre più spinti. Una escalation di presunta depravata libidine arrivata alle richieste esplicite di foto di nudo che, una volta scoperte dai genitori dei ragazzi, hanno fatto subito scattare allarme e querele a carico del 56enne.
Gli accertamenti seguiti hanno poi portato gli investigatori a scavare nella vita dell’uomo, fino a scoprire anche quella rete che avrebbe intessuto sui social ricorrendo a un falso profilo, con cui sistematicamente inviava lo stesso messaggio agli ‘amici’ virtuali, risultati essere in maggioranza appunto ragazzini minorenni. È stato a seguito di ciò che il 56enne è finito a processo, con la difesa che ha richiesto una perizia medica per accertare la capacità di intendere e di volere dell’imputato, il quale è affetto da disabilità intellettiva dopo una valutazione del deficit intellettivo a cui l’uomo sarebbe stato sottoposto negli anni precedenti ai fatti attribuiti lui. La prossima udienza è stata poi fissata al 26 giugno.