"Sui pacchetti di sigarette la foto di mia moglie morta". Choc a Misano

"Immagine rubata": chiede 100 milioni alla multinazionale del tabacco

Guglielmo Guerra, legale del marito della donna (Foto Migliorini)

Guglielmo Guerra, legale del marito della donna (Foto Migliorini)

Rimini, 7 luglio 2019 - Compra le sigarette e resta di pietra: sul quel pacchetto c’è stampata l’immagine di sua moglie che sta morendo in ospedale. Quell’immagine choccante ‘rubata’ non si sa come nei suoi ultimi giorni di vita, è ora oggetto di una causa che il marito sta intentando contro una multinazionale del tabacco, a cui chiede un risarcimento di 100 milioni di euro.

Una storia che ha dell’incredibile, quella che vede protagonista un 50enne di Misano. Il quale, alla fine dell’anno scorso, entra in tabaccheria per acquistare le sigarette e gli viene allungato un pacco con una delle tante immagini-choc che dovrebbero servire da deterrente. Altro che choc, perchè quando si sofferma a guardare la foto impressa sul pacchetto, quasi gli prende un colpo.

Quella è sua moglie sul letto di morte, intubata e con la testa fasciata. Una tragedia, tra l’altro, che non ha nulla a che vedere con il fumo che si è consumata nel novembre del 2017. Gli sembra pazzesco, guarda e riguarda quella fotografia straziante e non si capacita: la sofferenza di sua moglie in bella vista per la guerra contro le sigarette.

Torna a casa scovolto, chiedendo come è arrivata fin lì quella foto. Ma poco dopo al dolore subentra una rabbia incontrollabile. Deve fare qualcosa, ma da solo è impossibile. Così si rivolge all’avvocato Guglielmo Guerra, deciso a dare battaglia a chi ha sbattuto la morte di sua moglie su un pacchetto di sigarette.

E' come Davide contro Golia, ma non è la prima volta che il più piccolo la vince. Il legale si muove subito e invia una lettera al colosso del tabacco che utilizza la foto-choc su un bel po’ di marche. Nella comunicazione l’avvocato Guerra sottolinea che «quella pubblicazione non è mai stata autorizzata e che prima di pubblicizzare l’immagine l’operatore deve verificare se ci sia o meno il consenso della parte interessata, e che nel caso di specie verosimilmente nessun controllo è stato effettuato». E ovviamente minaccia un’azione legale, invitando la parte chiamata in causa a dare al più presto una spiegazione. Passa un po’ di tempo, e finalmente il gigante si fa vivo.

La risposta è secca e non lascia spazio a trattative: «Le segnaliamo che le informazioni, così come le immagini che appaiono sui pacchetti di prodotti del tabacco, sono tassativamente indicate e incluse negli elenchi stabiliti dalla normativa europea e dalla legislazione nazionale. In buona sostanza, la società utilizza solo diciture e immagini stabilite dalle predette normative e inserite negli appositi archivi ufficiali, strutturati per consentire alle società produttrici l’apposizione delle avvertenze di legge sulle confezioni. Non c’è peraltro alcuna discrezionalità nella scelta delle immagini da parte degli operatori del settore che, perarltro, sono obbligati a usare le immagini (che normalmente sono 14 per anno)».

Se vogliono protestare, concluono senza tanti complimenti, «le suggeriamo di contattare il competente dipartimento della Commissione europea o il ministero della Salute». L’avvocato è deciso a raccogliere la sfida, impossibile prevedere se a vincere sarà Davide o Golia.