Francesco Cannadoro: "Vivo da influencer, per mio figlio disabile"

Cattolica, racconta sui social la malattia di Tommi, mettendo al bando i momenti di dolore. Il suo diario di padre fortunato

Francesco Cannadoro con suo figlio Tommi che soffre di una malattia neurodegenerativa

Francesco Cannadoro con suo figlio Tommi che soffre di una malattia neurodegenerativa

Cattolica (Rimini), 28 settembre 2021 - "I disabili sono persone speciali". Se c’è una frase che Francesco Cannadoro non sopporta, è proprio questa. Da quando è diventato papà del piccolo Tommi, un bambino di sei anni affetto da una forma di atassia degenerativa del cervelletto, ha subito capito "che nascondersi dietro ad un dito non serviva a nulla". Nei suoi video e nei suoi post, affronta un tema delicatissimo come quello della disabilità (con le sue sfide quotidiane) senza peli sulla lingua e senza "falsa retorica". Qualcuno definirebbe il suo stile troppo ruvido. E non manca chi storce il naso, indignato. Con i suoi modi schietti, però, questo vulcanico papà ha conquistato il popolo del web. Oltre 150mila i follower (tra Instagram e Facebook) della sua pagina "Diariodiunpadrefortunato"). Numeri che fanno di Cannadoro un influencer a tutti gli effetti.

"Diciamolo chiaro e tondo: il pietismo sui disabili ha stancato. E’ ora di finirla con la retorica dei bimbi speciali e dei poveri cuccioli da compatire. Nella disabilità non c’è nulla di normale, eppure la nostra è una famiglia identica a tutte le altre: andiamo al mare, a mangiare la pizza, ci arrabbiamo per le piccole cose. Nella mia narrazione ho sempre cercato di mettere al bando i momenti di dolore. E’ un approccio che piace alla gente. Tant’è vero che il mio blog ha attirato anche persone con la disabilità non avevano mai avuto nulla a che fare".  

Com’è cominciata la sua avventura? "Nel 2016 ho aperto la mia pagina Facebook. Non sapendo dove sbattere la testa, cercavo persone che ne sapessero più di me su questo tema. Poi pian piano i contenuti si sono moltiplicati. Hanno iniziato a prendere piede". Oggi, di fatto, quella pagina è diventato un lavoro. "Un lavoro che mi permette di stare a casa con mio figlio e di prendermi cura di lui. Collaboro con dei brand e ho pubblicato due libri. E poi mille progetti". Sulla sua pagina Instagram scrive ’riconoscere un deficit non è offensivo e se lo facessimo più spesso avremmo cognizione delle difficoltà’. Un pensiero forte. "Mio figlio soffre di una malattia degenerativa. Il suo futuro è un enorme punto interrogativo. Ha episodi di epilessia e un ritardo psico-motorio. Non parla, non si esprime, è cieco e si nutre tramite Peg. Eppure pochi giorni fa ha cominciato a frequentare la prima elementare. La verità è che la disabilità fa schifo, ma non dovremmo mai impedire che rovini la nostra vita. Riconoscere ad una persona i suoi limiti è fondamentale. Ma è altrettanto fondamentale non fermarsi poi solamente a quelli". Da qualche mese vi siete trasferiti in Romagna, per la precisione a Cattolica. Perché? "Prima abitavamo a Vigevano, poi durante le vacanze ci siamo accorti che l’aria di mare faceva bene al bambino. Io e mia moglie ci siamo dati da fare e alla fine siamo riusciti a trasferirci. A Tommi piace da matti il mare".