
Riccione (Rimini), 18 settembre 2023 – Tanti medici di base, e non solo, attendono il pensionamento a braccia aperte, ma lui va controcorrente. Il dottor Loris Tomelli, 70 anni, medico di famiglia in servizio a Riccione, nella zona Fontanelle, sarebbe dovuto andare in pensione il 26 settembre, ma ha chiesto all’Ausl Romagna una proroga. La legge, infatti, concede altri due anni di servizio in caso di necessità. E dopo un primo diniego, giovedì è scattato il disco verde. Il camice bianco resterà al suo posto ancora per un po’, per la gioia dei tanti pazienti. Sono oltre cinquecento quelli che a suo sostegno hanno sottoscritto una petizione, chiedendo aiuto anche al commissario prefettizio di Riccione, Rita Stentella. Nel cercare un successore, Mirco Tamagnini, direttore ad interim del distretto di Rimini, ha appreso che un altro medico di base, prima di raggiungere l’età pensionabile, lascerà il servizio entro l’anno, per questo serve altro tempo per riorganizzarsi.
Dottor Tomelli, tutti scappano dalla professione e lei chiede di rimanere, perché?
"Sono contento di avere ottenuto una proroga. Ho chiesto di restare perché mi sento bene, con i miei pazienti ho un buo n rapporto, a mo il mio lavoro. Per questo, finché la salute mi sorregge, desidero continuare, ma non credo di essere il solo".
I suoi assistiti hanno lanciato una petizione pur di farla restare in servizio. È così tanto apprezzato?
"Non mi aspettavo tanto clamore. Io ho soltanto affisso un cartello all’esterno dell’ambulatorio per avvisare che sarei andato in pensione. In trent’anni di servizio a Riccione non mi è mai capitato di assistere a una cosa del genere".
Perché si registra un’emorragia di medici di base?
"C’è una fuga non solo a una certa età, ma anche tra i giovani. Spesso i sostituti sono spaventati nel trovarsi molti pazienti, come nel mio caso. Ne ho 1.700. I medici che come me, della vecchia generazione, ne hanno così tanti, li hanno aggiunti gradualmente, ma trovarsi di primo acchito di fronte a un numero così elevato di assistiti spaventa. Oggi, peraltro, è una cosa più frequente, perché ci sono meno medici".
Come si gestiscono 1.700 pazienti?
"In questo caso viene in aiuto l’esperienza. Nel tempo ho imparato a conoscerli".
Lei riceve gli assistiti senza prenotazione, mentre alcuni colleghi danno appuntamento anche a distanza di due settimane.
"Credo di essere rimasto soltanto io a procedere così, almeno a Riccione, dove prima eravamo in due, io e il dottor Ugolini, che è andato via. Sulle attese non concordo, anche perché adesso tante cose, a partire dalle ricette, si posso fare online, dunque gli ambulatori non sono così affollati come prima della pandemia Covid. L’appuntamento, suggerito dal contratto dei medici di base, per me è superfluo, non è possibile arrivare a tanti giorni di attesa".
La professione alla vecchia maniera va perdendosi?
"Inevitabilmente con il passare degli anni tutto cambia, e quindi anche la professione del medico. Per fare un esempio, una volta, chiuso l’ambulatorio, tornavo a casa e la mia giornata lavorativa finiv a lì. Adesso, invece, devo rispondere a messaggi e mail, soltanto a tarda sera posso finalmente rilassarmi".
Fare il medico è una missione, ma forse ora qu esta scelta di vita spaventa?
"Può essere, ma lo stress che deve affrontare il medico di base non è neanche lontanamente paragonabile a quello che attualmente devono affrontare i colleghi dei pronto soccorso, dove ho lavorato agli inizi degli anni ottanta".