LORENZO MUCCIOLI
Cronaca

Furti e spaccio, carabiniere arrestato: "Coinvolto nella rapina di un Rolex"

In carcere un appuntato scelto di 59 anni e ai domiciliari la moglie, perché accusati di aver collaborato con tre albanesi nell’indicare loro quali vittime colpire, compreso un amico del militare stesso.

"Se lo Stato ti protegge, devi stare tranquillo". Lo "Stato", per i tre criminali albanesi invischiati nella raffica di furti e rapine ricostruita dai carabinieri della compagnia di Riccione, era rappresentato da quello che, nelle loro conversazioni, chiamavano semplicemente "il maresciallo". Si tratta di un uomo di 59 anni, appuntato scelto dei carabinieri in servizio nel Riminese, arrestato e ora in carcere. E’ questo il particolare inquietante che emerge dall’inchiesta condotta dal sostituto procuratore Davide Ercolani. Gli inquirenti hanno infatti accertato il coinvolgimento di un appartenente alle forze dell’ordine e della moglie (ai domiciliari) in un singolo episodio consumatosi a Rimini, in zona Grotta Rossa, il 4 agosto dello scorso anno.

Entrambi sarebbero stati spinti a collaborare con i malviventi da problemi economici. Quella sera, rientrando a casa e parcheggiando la macchina nel garage, un residente era stato aggredito e malmenato da due banditi a volto coperto. I balordi gli avevano teso una trappola, aspettando che aprisse la basculante della rimessa per saltargli addosso, spintonarlo e farlo cadere a terra. Uno di loro gli aveva schiacciato il petto con un ginocchio, mentre l’altro gli aveva tappato la bocca per non farlo gridare. Il loro obiettivo era il Rolex Daytona, dal valore stimato di circa 45mila euro, che il riminese aveva al polso. Per i militari dell’Arma non era stato difficile risalire ai presunti autori del colpo. Già da tempo infatti il gruppo i tre albanesi coinvolti erano posti sotto intercettazione. Captando le loro conversazioni in auto o al telefono, gli investigatori erano così riusciti a ricostruire la dinamica della rapina. Era però venuto a galla uno strano particolare: i rapinatori, parlando tra di loro, facevano spesso riferimento ad certo "maresciallo".

Si è così scoperto che era stato proprio lui, l’appuntato scelto, a mettersi d’accordo con gli albanesi indirizzandoli verso la vittima, un amico con cui aveva trascorso la serata del 4 agosto a Riccione. Sapendo a che ora il proprietario del Rolex sarebbe tornato a casa, aveva quindi fornito ai rapinatori tutti i dettagli, incluso l’indirizzo di residenza, per consentire loro di entrare in azione nella maniera più efficace possibile. "Il maresciallo mi ha detto che sta arrivando". Era quello il segnale che i due albanesi, appostati fuori dal garage, attendevano. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, i malviventi consideravano quel gesto una sorta di messa alla prova nei confronti dell’appuntato: il loro desiderio era infatti quello di coinvolgerlo in altri affari sporchi, come il traffico di droga. "Vuoi portare la roba con l’auto della polizia?", scherzavano tra di loro i rapinatori, non sapendo di essere intercettati. Il Rolex, grazie al coinvolgimento di un terzo albanese impiegato come autista, era stato quindi dirottato verso l’Albania. Il colpo si era però rivelato meno fruttuoso del previsto: l’orologio presentava un difetto al quadrante e questo aveva fatto calare drasticamente il prezzo sul mercato nero.