Giada Penserini morta a 16 anni a Rimini, salva una bambina ucraina

Una parte del fegato della ragazzina di San Marino vittima di un incidente, trapiantato a Torino su una profuga

Giada Penserini, la ragazza di 16 anni deceduta all’ospedale Bufalini di Cesena

Giada Penserini, la ragazza di 16 anni deceduta all’ospedale Bufalini di Cesena

San Marino, 1 settembre 2022 - "Come un seme di grano dal quale si moltiplica la vita". Nel giorno più buio per San Marino, le parole del vescovo Andrea Turazzi sono una luce di speranza che inonda la chiesa di San Giuseppe, a Gualdicciolo, dove si celebra il funerale di Giada Penserini, la studentessa di 16 anni morta in un tragico incidente sulla Statale 16, a Rimini, insieme all’amico Simone De Luigi, 18 anni. Nel giorno dell’ultimo saluto a Giada, sul Titano la speranza ha una forma precisa. È il sorriso gentile di una bambina ucraina di 11 anni che ha vinto la sua guerra. Non quella che da mesi insanguina il suo Paese, e che l’ha costretta a fuggire per trovare rifugio in Italia, ma un’altra, quella contro la malattia: una rara malformazione delle vie biliari, che la affligge da quando è nata e che rischiava di portarsela via per sempre. Quegli occhi che hanno visto le bombe, la morte e la distruzione, oggi possono sognare un futuro migliore. Una vita per una vita. È lei, Giada Penserini, il "seme di speranza" di cui parla il vescovo nell’omelia funebre. Un seme che ha già dato i primi frutti, e che è destinato a germogliare ancora.

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Papà Stefano e mamma Emanuela non hanno avuto il minimo dubbio. "Nostra figlia avrebbe voluto così: è un gesto d’amore che rispecchia in pieno il suo modo di essere". Con il cuore straziato e le lacrime ancora calde, i genitori hanno messo la loro firma sui moduli per l’espianto degli organi. Per una luce che si spegneva, lì nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale ‘Bufalini’ di Cesena, un’altra che si accendeva, sempre in un altro ospedale, le Molinette di Torino. Qui, nel cuore della notte, è arrivato il fegato donato da Giada. I medici lo hanno diviso a metà. La parte più piccola, quella sinistra, è stata impiantata in un lattante all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. La più grande, quella destra, è stata trapiantata sul rene della piccola profuga ucraina. Un intervento complesso, durato dodici ore. Mentre a San Marino una comunità intera si stringeva come un corpo solo attorno ai parenti delle vittime, a Torino un’altra famiglia contava i minuti, divorata dall’ansia. Fino a quando le porte della sala operatoria non si sono aperte e i medici guidati dal dottor Romagnoli non sono usciti a dare la buona notizia. Notizia che ieri era trapelata anche là, nella piccola Repubblica di San Marino, portando un raggio di luce nel cielo coperto dalle nuvole di un temporale in arrivo. Erano in tantissimi a Gualdicciolo per l’ultimo saluto alla studentessa di 16 anni, così come erano in tanti ai funerali di Simone, giovane promessa del tennis. Lui e Giada, quella notte, viaggiavano insieme sullo scooter, diretti verso casa. Tutto è avvenuto in una manciata di secondi. La macchina che li travolge, l’impatto devastante, poi la corsa disperata in pronto soccorso. Anche i genitori del ragazzo hanno autorizzato l’espianto degli organi, anche se nel suo caso è stato possibile procedere solo con le cornee. Per Giada, invece, sono arrivate ben tre equipe chirurgiche, una dell’Emilia-Romagna, una dalla Lombardia e un ’altra dal Piemonte.

Il seme della speranza. Speranza che oggi brilla come non mai negli occhi della bambina ucraina che deve la sua vita al sacrificio di Giada. Era arrivata in Italia due mesi fa, a giugno, con una missione umanitaria, a bordo di un aereo della Guardia di Finanza. Il destino ha voluto intrecciare la sua esistenza a quella di una studentessa sammarinese. Ora lei e Giada sono una cosa sola.