Rimini, gigolò le costa 800mila euro

Una settantenne denuncia l’ex amico per estorsione: assolto in Appello

Richard Gere in American Gigolò

Richard Gere in American Gigolò

Rimini, 24 febbraio 2019 - Un'amicizia particolare nata all’inizio degli anni Duemila, cinquantasette anni lei, ventisette lui all’epoca dei fatti. Ma questo legame è costato alla facoltosa signora, adesso di 74 anni (assistita dall’avvocato Piero Venturi), la bellezza di ottocentomila euro. Ottocentomila euro che, nel corso del tempo, la donna ha dato al giovane e non ha mai più rivisto indietro. Spariti nel nulla. Per la signora erano ‘prestiti’, per l’uomo ‘regali’.

«E’ vero, ho preso quei soldi, ma erano regali, quel denaro ci serviva per divertirci, per le nostre uscite. Capitava spesso che spendessimo anche 10-20mila euro a serata. Li usavamo per bere il miglior champagne e gustare ostriche, ci piaceva fare la bella vita, all’insegna del lusso», ha sempre ribadito nel corso dei processi che lo hanno visto imputato il riminese, che ora ha 45 anni ed è difeso dall’avvocato Viviana Pellegrini. Già, perché l’aitante riminese, dopo dieci anni di ‘bella vita’ si è ritrovato denunciato dalla ricca imprenditrice: le accuse, a suo carico, erano di estorsione e truffa.

«Non l’ho mai minacciata, le ho solo detto che sarei andato da un’altra donna in Slovacchia se non mi avesse più aiutato. Non era certo una minaccia», si è sempre giustificato il riminese. E nel corso del processo di primo grado, il giovane stato addirittura condannato: gli erano stati inflitti tre era anni e otto mesi.

Il riminese però non si è mai dato per vinto e, tramite l’avvocato Pellegrini ha presentato ricorso. E pochi giorni fa è arrivata la sentenza di Appello: «Assolto perché non sussiste l’estorsione– ha motivato il giudice – al massimo avrebbe potuto delinearsi una truffa, ma questa è stata ormai prescritta». Quindi cancellata la condanna per l’aitante quarantacinquenne riminese.

Resta da capire dove siano finiti i soldi, 800mila euro, quelli contestati nel capo di imputazione, ma forse anche più di un milione, quelli usciti dalle tasche dell’imprenditrice. A far breccia nel cuore della donna era stata l’incredibile somiglianza fra il giovane, figlio di un’amica di famiglia e suo fratello morto. E il 27enne riminese aveva subito capito che da questa debolezza dell’imprenditrice, proprietaria di varie società, avrebbe potuto trarne beneficio.

A lui piaceva fare la bella vita, indossare abiti firmati, frequentare i migliori locali, viaggiare e scendere negli hotel più esclusivi, ovviamente senza lavorare. L’imprenditrice, 30 anni più grande di lui, era, dunque, il miglior sponsor. «Mi servono 30 mila euro? Me li puoi dare?», erano iniziate così le prime richieste del ragazzo all’imprenditrice. Lui, in cambio, la portava fuori la sera, in locali di lusso, tutti pagati con i soldi della donna. Dopo anni di sperperi e auto lussuose acquistate, anche gli affari della donna avevano iniziato a risentire con grande sconcerto di marito e figlie della signora che le avevano chiesto spiegazioni del suo comportamento. E la verità era venuta a galla. Il denaro era finito nelle mani dell’amico gigolò della donna. Nonostante l’imprenditrice abbia sempre negato una relazione sentimentale, si è trovata messa alle strette e quando ha chiesto di riavere i suoi soldi indietro, si è sentita rispondere dallo gigolò che lui si sarebbe rivolto ad un’altra donna, in Slovacchia, lasciandola completamente sola. Da qui la denuncia per estorsione con una prima sentenza di condanna. Poi, pochi giorni fa, la clamorosa sentenza in Appello di assoluzione.