Giolito, riminese sul tetto del mondo "Il volley regala emozioni uniche"

Il 46enne nello staff della nazionale che si è laureata campione: è l’assistente del tecnico De Giorgi. Ricevuto con tutti gli onori da Mattarella e Draghi: "Non potevo avere regalo migliore per il compleanno"

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C’è anche un pezzo di Rimini, nello splendido titolo mondiale conquistato dall’Italia del volley maschile. In panchina, come assistente dell’allenatore ‘Fefé’ De Giorgi, c’era infatti Nicola Giolito, 46 anni compiuti proprio ieri, il tecnico (nonché fisioterapista) che dall’estate scorsa è nel giro della nazionale azzurra. E a Katowice, in Polonia, ha potuto esultare per un trionfo atteso a lungo. "È stata veramente una grande, grandissima emozione. Ed è stato diverso rispetto all’Europeo del 2021, lì ci conoscevamo ancora poco, mentre ora il gruppo ha basi più solide". A Giolito sono arrivati complimenti anche dal sindaco Jamil Sadegholvaad.

Un successo sul campo domenica e le dovute celebrazioni ieri.

"Già, siamo stati ricevuti dal presidente della Repubblica Mattarella, da Mario Draghi e dal presidente del Coni, Giovanni Malagò. Sono altri momenti belli da vivere".

Giolito e la pallavolo: un amore di lunga data.

"Vero, avevo 12-13 anni quando iniziai a frequentare i corsi di super mini-volley a Viserba. E da allora non ho mai abbandonato questa disciplina".

I primi trascorsi sono da giocatore.

"Sì, crescendo ho giocato in altre realtà del territorio come Bellaria e Morciano. Il mio ruolo era quello di palleggiatore".

E quando inizia ad allenare?

"Ero nella Pallavolo Rimini di Maurizio Campana. Lo devo proprio lui se ho cominciato a fare il tecnico".

Un tecnico con la valigia e con molti ‘visti’ sul passaporto: Russia, Finlandia, Turchia, Polonia.

"Non mi ha mai spaventato viaggiare, fare esperienze nuove, conoscere ambienti diversi. Ho lavorato in Siberia per 9 anni".

Già, Novisibirsk: lì il termometro scende davvero in picchiata.

"Ricordo una volta che toccammo i 42 gradi sotto zero. Si stava belli freschi, niente da dire".

Il volley la conduce in giro per il mondo, ma a Rimini fa ancora base?

"Certo. Da ragazzino, quando iniziai a giocare nel Viserba, abitavo non lontano dalla stazione ferroviaria, mentre adesso sono a Rivabella. Lì vivono abitualmente mia moglie e mio figlio Andrea, che ha appena 7 mesi. Sto andando da loro, dopo di che tutti e tre ce ne andremo per un breve periodo al caldo, non so ancora dove. In questi ultimi periodi ci sono stato poco, a casa, così il bimbo non l’ho visto molto e ho proprio voglia di passare del tempo insieme a lui".

Sotto rete, invece, che cosa l’aspetta? Rimarrà ancora nello staff azzurro?

"Sono legato alla nazionale fino alle Olimpiadi di Parigi 2024, Giochi per i quali dobbiamo ancora qualificarci, anche se siamo posizionati bene nelle classifiche mondiali".

Si prenderà cura anche di qualche squadra di club?

"No, lavorerò solo per la nazionale. Sono a completa disposizione della federazione italiana palla a volo e non posso avere altri incarichi. Va bene così".

Alberto Crescentini