Giovane si suicida: medico indagato

La dottoressa aveva dimesso il ragazzo, 28 anni, dal reparto di Psichiatria nonostante il parere contrario dei genitori

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Dimesso dal reparto di Psichiatria si suicida il giorno dopo. Un ragazzo che aveva soltanto 28 anni, e ora due genitori disperati, rappresentati dagli avvocati Cesare e Roberto Brancaleoni, vogliono sapere se si poteva salvare. Per questo hanno presentato un esposto che ha avuto come conseguenza un avviso di garanzia nei confronti del medico che ha firmato le dimissioni del ragazzo, ora indagato per omicidio colposo. A fare la differenza saranno le perizie degli esperti nominati dalle parti in causa e dal giudice.

I fatti risalgono al 16 maggio del 2019, quando il giovane, residente a Novafeltria, viene dimesso dal reparto di Psichiatria dell’ospedale Infermi. I genitori, racconteranno poi, non erano d’accordo. Il figlio era stato ricoverato lì dopo che aveva tentato il suicidio, l’epilogo di una grave forma di depressione in cui era caduto un anno prima, dopo una delusione sentimentale. Da quel momento non si era più ripreso e le cose erano peggiorate al punto che aveva cercato di uccidersi. Chiedono quindi alla dottoressa di non dimettere il ragazzo, ma secondo lei può tornare a casa. La mattina del 18 maggio, la madre non riesce a svegliarlo. Chiama l’ambulanza, e le dicono che suo figlio è in coma, ed è gravissimo; le speranze di salvarlo sono quasi inesistenti. Poi scopriranno che ha ingoiato l’antigelo del trattore. Il 24 maggio, il cuore del giovane si ferma per sempre. Una morte impossibile da accettare per un padre e una madre, i quali si chiedono se le cose sarebbero andate diversamente se l’avessero tenuto ancora in ospedale, così come loro avevano chiesto. Un dubbio che devono assolutamente sciogliere, di qui la decisione di fare un esposto. Il medico che ha firmato le dimissioni e deciso che il giovane era pronto per tornare a casa, difeso dall’avvocato Leonardo Bernardini, finisce sotto inchiesta con l’accusa di omicidio colposo.

Qualche giorno fa il giudice, Benedetta Vitolo, ha conferito l’incarico ai periti. Oltre a quello nominato da lei, ci sono anche quelli dell’indagata e della parte civile. Il gup ha posto agli esperti quattro quesiti a cui dovranno dare una risposta. Il primo: se la durata del ricovero era adeguata; il secondo se era stato invece adeguato il trattamento a cui la giovane vittima era stata sottoposta. Il terzo è se si poteva prevedere il suicidio, mentre l’ultimo è se fosse stato il caso di disporre una riabilitazione di transizione, invece di dimetterlo e farlo rientrare a casa, dove aveva già tentato di uccidersi. I periti si confronteranno a luglio, nel corso di un incidente probatorio.

al.na.