Giro di vite contro i furbetti del lockdown

Avrebbero fatto sparire soldi destinati alle aziende costrette a chiudere per colpa del Covid. Denunciati due imprenditori

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Secondo gli inquirenti, avrebbero fatto sparire soldi destinati alle aziende colpite da chiusura a causa dell’emergenza Covid, mettendoseli in tasca. Giro di vite contro ‘furbetti’ del lockdown. Un consulente (difeso dall’avvocato Piero Ippoliti) e un pensionato (difeso dall’avvocato Marco Fornaciari), amministratore di fatto e amministratore di diritto di una azienda attiva nel campo della telefonia con sede a Morciano, sono finiti nel mirino della Guardia di Finanza. Due le ipotesi di reato a loro carico: da una lato quella di indebita percezione di erogazioni pubbliche, dall’altra quella di evasione fiscale per imposte non versate. Il sostituto procuratore Luca Bertuzzi, titolare dell’inchiesta, ha chiesto per loro il rinvio a giudizio. L’udienza preliminare si terrà il 26 gennaio prossimo davanti al gup del tribunale di Rimini.

L’inchiesta si è messa in moto dopo un normale accertamento delle Fiamme Gialle. I fatti risalgono al 2020, quando il premier Giuseppe Conte, per contenere la pandemia di Covid-19, decise di mettere l’intero Paese in lockdown. Tra le misure previste dal Governo, vi era anche la chiusura delle attività produttive non essenziali. Vengono tuttavia previsti dei ristori per sostenere le aziende costrette ad abbassare la serranda. L’entità dei contributi viene calcolata sulla base dei fatturati dichiarati nello stesso periodo dell’anno precedente. Agli occhi dei militari salta subito agli occhi una richiesta anomala, che riguarda in particolar modo il mese di aprile 2020. L’azienda avrebbe infatti attestato un fatturato, per quel mese, pari a 93mila euro: circostanza che aveva permesso ai due amministratori di percepire dall’Agenzia delle Entrate un bonifico di quasi 14mila euro. Per le Fiamme Gialle però i conti non tornano ed è così che iniziano a svolgere un’ispezione più approfondita sui registri contabili dell’azienda. I finanzieri contestano le dichiarazioni annuali dell’Iva per gli anni 2018, 2019 e 2020, che avrebbero permesso ai due amministratori di evadere oltre 296mila euro: questo, sostengono gli investigatori, attraverso delle fatture per operazioni inesistenti. Il consulente, che ora vive all’estero ed è assistito dall’avvocato Ippoliti, si è detto pronto a chiarire la propria posizione , fornendo la sua versione dei fatti rispetto a quelle operazioni considerate poco trasparenti.

Lorenzo Muccioli