Giulio Lolli, i motivi dell'arresto in Libia / FOTO

L'ex presidente della Rimini Yacht rinchiuso in una cella da solo nel carcere di Tripoli. L'avvocato: "L'arresto non ha nulla a che vedere con i processi italiani". Sotto la lente la sua attività con i barconi

Giulio Lolli (Ansa)

Giulio Lolli (Ansa)

Rimini, 4 novembre2017 - Potrebbe essere l'attività di 'polizia marittima', per fermare i barconi di migranti diretti verso l'Italia, la ragione dell'arresto a Tripoli, martedì scorso da parte delle autorità libiche, di Giulio Lolli, imprenditore bolognese di 52 anni, ex presidente della Rimini Yacht, fallita con un buco milionario, inseguito da due mandati di cattura internazionale e una richiesta di estradizione emesse dalla Procura di Rimini.

"L'attività per evitare gli sbarchi - spiega l'avvocato Valentina Rossi del Foro di Cosenza alla quale si sono rivolti la moglie libica e il figlio maggiore svolta da Lolli come capitano di una motovedetta al comando di un gruppo di uomini e fatta a titolo di volontariato - potrebbe essere l'ipotesi più plausibile per il fermo del mio cliente. L'arresto nulla ha a che vedere con i processi italiani", ha chiarito la legale.

Lolli è rinchiuso in una cella da solo, non con i detenuti comuni, nel carcere di Tripoli. La moglie, una giornalista libica di 20 anni più giovane, ha potuto fargli consegnare alcuni oggetti personali, ma non vederlo. Potrebbe rimanere in carcere fino a tre settimane, periodo nel quale la procura generale di Tripoli indagherà sul suo conto e poi o lo accuserà formalmente o ne disporrà il rilascio. Sono stati sequestrati anche il cellulare e l'automobile di Lolli, oltre al computer della moglie. 

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Secondo il racconto della donna, cinque uomini l’hanno prelevato dalla loro casa di Tripoli dopo aver sfondato la porta. Non è la prima volta che Lolli, noto in Libia come ‘Capitan Karim’, finisce in carcere. Vi era già stato rinchiuso nel 2011, dopo essere fuggito in modo rocambolesco dall’Italia a bordo di un Bertram soffiato al faccendiere Flavio Carboni. Pochi mesi prima, nell’estate 2010, era scoppiato lo scandalo Rimini Yacht, la truffa milionaria messa in piedi proprio da Lolli grazie alla vendita simultanea delle stesse barche di lusso a più compratori.

Per quei fatti Lolli ha patteggiato 4 anni e 4 mesi per corruzione e bancarotta davanti al tribunale di Bologna, senza fare nemmeno un giorno di prigione in Italia. Due colonnelli della finanza sono stati condannati, mentre un ex generale in pensione si suicidò con un colpo di pistola il giorno delle perquisizioni. 

Attualmente Lolli è sotto processo a Rimini per truffa ed estorsione e i pm romagnoli hanno chiesto da tempo l’estradizione. Come chiarito dall'avvocato, non ci sarebbe né la condanna bolognese né la richiesta di cattura riminese alla base dell’arresto. Si tratterebbe, stando alle poche e confuse notizie che trapelano dalla Libia, di fatti nuovi e commessi da Lolli nella sua nuova vita. 

In Libia, dopo le temporanee disavventure in carcere, aveva ripreso a commerciare barche e vivere alla grande, mentre svolgeva anche il compito di guardiamarina. Per questo l’arresto è stato un fulmine a ciel sereno.

FOTO / Il tesoretto di Giulio Lolli