Giulio Lolli estradato. "Ora vi racconto la mia verità"

Dopo la condanna all’ergastolo la Libia ha espulso l’ex presidente della Rimini Yacht, arrivato domenica mattina a Ciampino

Giulio Lolli in custodia cautelare

Giulio Lolli in custodia cautelare

Rimini, 2 dicembre 2019 - A vederlo sembra reduce da una gita in barca e non da nove anni di latitanza. Eccolo lì, Giulio Lolli, l’ex presidente della Rimini Yacht sbarcare ieri mattina all’aeroporto di Ciampino, accolto da una trentina di carabinieri. «Sono contento di essere in Italia, adesso finalmente posso dire la mia. Mia madre come sta?». Dopo la sua condanna all’ergastolo emessa dal Tribubale di Tripoli, l’hanno espulso dalla Libia.

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Grazie a un’intensa attività diplomatica della nostra ambasciata e su impulso del sostituto procuratore di Rimini, Davide Ercolani, che Lolli considera da sempre la sua ‘bestia nera’. In Italia, oltre alla sfilza di reati legati al fallimento della società e alle truffe con gli yacht, deve rispondere adesso anche di terrorismo. Contestatogli dalla Procura di Roma, in relazione alla sua presunta attività di trafficante d’armi per conto di un cartello islamista.

I libici l’hanno consegnato ai militari del Ros, ma ad accoglierlo a Ciampino c’erano soprattutto i riminesi che da anni gli stanno addosso: carabinieri della Sezione di polizia giudiziaria, i colleghi della Stazione di Bellaria e quelli della Capitaneria di porto. Ora è rinchiuso a Regina Coeli. Completo grigio a quadri decidamente costoso, camicia azzurro polvere e scarpe da barca, Lolli non smentisce la sua fama di latitante di lusso.

Chi l’ha visto, lo descrive tranquillo, per niente intimidito dall’«accoglienza» ricevuta e sempre impeccabile. Gli investigatiori riminesi non l’avevano mai visto di persona, ma di lui sanno vita morte e miracoli. Soprattutto della sua smania per il denaro, del lusso da cui è attratto come una lucertola dal sole. Lolli è stato presidente di una delle più grosse società di nautica italiane, è stato un fuggiasco, un carcerato, un rivoluzionario e infine un ‘terrorista’. Ma alle comodità non ha mai rinunciato nemmeno in mezzo alle tempeste. Ha un’attrazione irresistibile per le cose belle, e non si è mai accontentato di niente che non fosse il massimo.

Le sue auto erano solo Maserati, Ferrari, Lamborghini e Aston Martin, i suoi orologi, dicono, costavano fino a 50mila euro e al ristorante del Club Nautico aveva il conto aperto. «Adoro le donne e gli hotel di lusso», mandò a dire dalla latitanza. Nessuno meglio di lui sa cosa vuol dire «bella vita», e chi lo conosce bene racconta che non lesinava mai nemmeno agli altri. Come un miliardario con la sindrome del pezzente, era generosissimo.

A Rimini passava in darsena come se fosse un principe, poi si rinchiudeva nel suo ufficio e quando spariva nessuno sapeva mai dove fosse. «Era insaziabile» – dicono – e quanto parlava ti affascinava, tanto era bravo con le parole». Di donne si sapeva che ne aveva tante, anche se con discrezione. A Tripoli la prima volta l’avevano arrestato con una sventola nell’hotel più lussuoso della città. In Libia si è risposato, se l’è presa molto più giovane e molto bella. Fino ad oggi il ‘Pirata’ è riuscito sempre a uscirne in qualche modo vincitore. C’è da chiedersi come ne uscirà stavolta. Ma ieri aveva l’aria di uno che è pronto a trattare.