Gli autisti battono le Poste: "Assunti dopo 30 anni"

I precari vincono la causa: il giudice condanna la società a risarcire la differenza di stipendi e contributi maturata nel tempo

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E’ una sentenza "storica" per la Cgil e per l’avvocato Jessica Valentini, che ha assistito i lavoratori. Già perché dopo anni, anzi decenni di precariato, Poste italiane dovrà assumere 7 autisti riminesi che ogni giorno portano la corrispondenza nei vari uffici postali. "Giustizia è finalmente fatta per noi", esultano i lavoratori, che quasi non ci speravano più. Poste italiane è stata condannata anche alle spese legali (oltre 6mila euro) e dovrà risarcire ai 7 la differenza di stipendio e di contributi maturata nel corso degli anni. Una somma ingente che sarà quantificata nei prossimi mesi.

Si chiude così un’odissea per i lavoratori, alcuni dei quali prestano servizio come autisti addirittura da oltre 30 anni. "Ormai siamo quasi da pensione", sorride Andrea Rocchi. Che nel 1991 è rimasto ferito mentre era al lavoro, durante una rapina: i banditi gli spararono alla gamba. "E una volta sono stato sequestrato durante una rapina all’ufficio postale". Questo per dire come lui e gli altri 6 che hanno vinto la causa, Giuseppe Autiero, Marco Passeggio, Giuseppe De Michele, Gianluca Dalpiano, Alberto Caiazzo e Nicola Bordoni, sono esposti ai rischi che corrono gli altri dipendenti delle Poste. Eppure fino a oggi hanno lavorato come precari, senza le tutele, i diritti e lo stipendio dei lavoratori delle Poste. "Erano assunti da un’altra società – spiega l’avvocato Valentini – la Geddo srl, alla quale le Poste aveva appaltato il servizio di consegna della corrispondenza. Ma di fatto lavoravano direttamente per Poste italiane, che dettava loro ordini e organizzazione". "Eravamo dipendenti di Poste ’travestiti’ da lavoratori esterni. Costretti a girare su furgoni poco affidabili (messi a disposizione da Geddo), senza una sede, senza orari perché se c’era da fare gli straordinari dovevamo renderci disponibili e con una retribuzione più bassa rispetto ai dipendenti di Poste", dicono i lavoratori.

Il giudice Lucio Ardigò l’ha scritto nero su bianco nella sentenza: è stata "accertata l’interposizione fittizia di manodopera tra la Geddo e Poste italiane", pertanto "il rapporto di lavoro dei ricorrenti deve essere inteso come di dipendenza di Poste". Ai 7 lavoratori Poste "dovrà pagare le differenze retributive e previdenziali maturate" e anche "gli interessi e la rivalutazione". Per l’avvocato Valentini dello studio Cedrini e Zamagni "i 7 autisti sono come Davide che sconfigge Golia". La loro battaglia è iniziata nel 2019, quando hanno iniziato a raccogliere prove e documenti. Poi nel 2020 è partita la causa, che si è conclusa con la sentenza emessa giovedì da Ardigò. Per Gianluca Santoni della Cgil "è veramente una sentenza storica. Il settore della logistica è cresciuto tanto negli anni, Poste ha fatto investimenti e ottenuto riconoscimenti eppure in alcuni casi, come quello di Rimini, ha esternalizzato servizi fondamentali. Ma appaltare significa spesso creare lavoro povero, discontinuo e insicuro". Dopo la vittoria dei 7, altri autisti che sono nelle loro condizioni potrebbero decidere di fare causa alle Poste.

Manuel Spadazzi