Gli hotel danno un taglio alla cucina

Rincari e mancanza di personale hanno cambiato volto al modello turistico. Uno su sei ha rinunciato alla pensione completa

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Un hotel su dieci ha deciso di chiudere la cucina. E uno su sei ha detto addio alla pensione completa. Sta cambiando un modello turistico ma non per nuove strategie commerciali, bensì per le necessità imposte dal momento. I due dati emergono dall’analisi condotta dall’Osservatorio Luigino Montanari di Federalberghi, e si riferiscono ai 117 questionari compilati e restituiti su un totale di 380 strutture alberghiere in città. La copertura del 31% del campione è molto alta, spiegano dall’associazione, cosa che rende il dato più che attendibile. Ad imporre un cambiamento sono gli effetti della difficoltà nel trovare personale, l’aumento dei costi energetici, l’inflazione. Questo mix si sta rivelando troppo pesante da sostenere soprattutto per le attività che possono contare su un numero ridotto di camere, spiega Claudio Montanari, responsabile dell’Osservatorio. La maggiore criticità riscontrata dagli albergatori nella stagione appena conclusa sta nella ricerca del personale. Una delle principali richieste è quella di individuare strutture per ricavare alloggi per i dipendenti. Poi tra i problemi arriva la raccolta rifiuti, altro tema che ha portato Federalberghi a chiedere incontri con Hera. Al terzo posto ci sono i divieti di balneazione che hanno compromesso l’inizio di agosto, conferma Montanari. L’ordine pubblico arriva solo al quarto posto, messo quasi sullo stesso piano delle cancellazioni last minute, segno che il problema sicurezza è stato meno percepito rispetto al passato. Quasi dimenticato il Covid e quanto ha provocato negli ultimi due anni. Per come si è modificata la stagione, le attività alberghiere, per lo più a conduzione famigliare, hanno visto i titolari-gestori fare più fatica, a volte vestendo i panni del cameriere.

Si è lavorato, ma a fronte di fatturati più alti i guadagni sono stati più bassi. Condizione che tuttavia non dovrebbe fermare il 52% degli albergatori pronti a investire nell’azienda. Due le voci su cui ‘puntare’ gli investimenti: ristrutturazione delle camere, segno che si vuole alzare l’asticella della qualità, e il risparmio energetico per abbattere le bollette. "Dobbiamo rilevare i limiti della burocrazia – spiega Montanari –, ad esempio oggi non è possibile installare pannelli fotovoltaici sulle coperture dei parcheggi delle strutture perché il regolamento comunale non lo consente". A cambiare sono anche le abitudini dei turisti se è vero che l’iniziativa Riccione in treno ha visto un aumento del 30% rispetto al 2019, mentre i soggiorni tra maggio e agosto diminuivano del 9,1%. C’è poi il pesante segno meno rispetto al 2019 dei clienti italiani, quando al contrario quelli provenienti da Germania, Svizzera e Austria sono aumentati in modo significativo.

Andrea Oliva