Rimini, il sindaco Gnassi indagato per la lite con i vigili

Atto dovuto dopo l’esposto in procura della Polizia municipale

Rimini, il sindaco Gnassi indagato (Foto Dire)

Rimini, il sindaco Gnassi indagato (Foto Dire)

Rimini, 13 novembre 2018 - Qualcuno l’ha già ribattezzato il ‘vigilesse gate’. Una discussione tra il primo cittadino e due agenti della Polizia municipale che rimproverate da Gnassi se la sono legata al dito e hanno messo nero su bianco. La relazione è finita in procura e ora il sindaco di Rimini è indagato per omissione di atti d’ufficio. Un atto dovuto, fanno capire al terzo piano del tribunale, con un capo d’imputazione provvisorio. La patata bollente passa ora al pubblico ministero che dovrà decidere se buttare acqua sul fuoco con un’archiviazione, oppure andare avanti e far scoppiare una mezza ‘guerra’ all’interno della stessa parrocchia.

Pietra dello scandalo, l’intervento del primo cittadino al mercato del sabato. Gnassi aveva dato subito la sua versione della storia, raccontando di come quella mattina, nipotino sulle spalle, si stava facendo un giro tra le bancarelle quando aveva visto un capannello di gente. Si era avvicinato e aveva scoperto che due vigilesse stavano multando un artista di strada. Quando un passante si era avvicinato al sindaco e l’aveva apostrofato con un «fate le multe agli artisti di strada e ai poveri, intanto qui a due metri sfrecciano auto e camioncini che rischiano di investirci a ogni passo», neanche a dirlo Gnassi si era buttato nella mischia e aveva dato ‘istruzioni’ alle due vigilesse perchè si occupassero delle auto che zigzagavano tra la gente e lasciassero perdere l’artista di strada che lavorava con la sabbia. In che termini sia stato fatto il rimprovero non è dato di saperlo, ma sicuramente le agenti avevano preso male quella che avevano giudicato un’interferenza illecita, e una volta arrivate al comando avevano stilato una relazione.

Relazione, evidentemente, al calor bianco, perchè aveva preso la strada della procura. La notizia aveva fatto il giro della città e subito si erano creati i due ‘partiti’, quelli che stavano con il sindaco e quelli che gli davano addosso. Qualcuno, Gennaro Mauro del Movimento sovranista, aveva parlato del «solito Gnassi», definendolo un «ducetto» che debordava dalle sue competenze. Altri, come Nicola Marcello di Forza Italia aveva preso invece le sue difese, dandogli la «massima solidarietà». Dalla bagarre si era astenuta la Polizia municipale, non pervenuta se non per voce del Sulpl–Diccap, il sindacato delle polizie locali che aveva chiesto al primo cittadino «un incontro per chiarire alcuni aspetti che questa situazione ha evidenziato». «La politica non interferisca con il lavoro della polizia locale» aveva continuato il sindacato, chiudendo con «il primo cittadino non ha competenze tecniche e giuridiche per intervenire». Facendo capire senza mezzi termini che ognuno doveva stare nel suo. Molto rumore per nulla? A deciderlo sarà a questo punto la magistratura. Nel frattempo a Palazzo Garampi l’imbarazzo si taglia a fette.