MANUEL SPADAZZI
Cronaca

Gualano assolta in Corte d’Appello: "Mai intascato soldi illecitamente. Dopo tre anni giustizia è fatta"

L’ex presidente e una volontaria di ’Rompi in silenzio’ alla sbarra per i rimborsi presi per assistere le donne

L’ex presidente e una volontaria di ’Rompi in silenzio’ alla sbarra per i rimborsi presi per assistere le donne

L’ex presidente e una volontaria di ’Rompi in silenzio’ alla sbarra per i rimborsi presi per assistere le donne

"La verità è venuta, finalmente, a galla. Io e Loretta non avevamo commesso alcun illecito. Sono stati 3 anni pesantissimi, ma ora giustizia è fatta". Paola Gualano parla con la voce di chi si è tolta una gran peso dallo stomaco, dopo la sentenza della Corte d’Appello che ha assolto lei e Loretta Filippi dall’accusa di indebita percezione di erogazioni pubbliche per i rimborsi per l’attività svolta per ‘Rompi il silenzio’, l’associazione che aiuta le donne vittime di violenza. Tutto era partito dalla denuncia di 7 ex socie della onlus contro Gualano, tra le fondatrici di ‘Rompi il silenzio’ e per tanti anni presidente, e Filippi: nel mirino i compensi ricevuti da loro per il servizio di reperibilità. Dopo l’indagine della guardia di finanza, la Procura aveva chiesto l’archiviazione. Ma le ex socie si erano opposte: Gualano e Filippi erano finite a processo. Gli avvocati delle due donne avevano chiesto il rito abbreviato, certi di poter dimostrare la loro innocenza. Invece in primo grado il giudice Raffaella Ceccarelli aveva condannato a 8 mesi Gualano e Filippi a 8 mesi. Ieri la Corte d’Appello le ha assolte perché "il fatto non sussiste". "L’avevamo sostenuto fin dall’inizio delle indagini – spiega Alberto Alessi, legale di Gualano, mentre Filippi era difesa da Filippo Capanni e Matteo Casini – e la Procura aveva chiesto l’archiviazione. Non c’è una legge che vieta quello che Gualano e Filippi hanno fatto: avere dei rimborsi per l’attività prestata in associazione. Non hanno sottratto soldi pubblici. I fondi ricevuti da ‘Rompi il silenzio’ sono sempre stati gestiti dalla onlus. In primo grado il giudice ha mal interpretato le norme".

Gualano, ora che è stata assolta, tornerà a fare la volontaria per ‘Rompi il silenzio’? "Non lo so ancora. Di questo ne parlerò con le colleghe, ma prima festeggerò la sentenza offrendo da bere a tutte loro".

Si aspettava questo verdetto? O almeno, ci sperava? "Sono stata sulla graticola per 3 anni. Sapevo di essere innocente, eppure per come si era messa la vicenda... Sembrava quasi una punizione, per la nostra attività. Quando è scoppiato il caso, mi era dimessa subito da presidente, per il bene dell’associazione. L’assoluzione è un bene anche per l’immagine di ‘Rompi il silenzio’: elimina ogni dubbio sulla trasparenza della onlus".

Si sente cambiata, dopo quello che ha passato? "Sicuramente sono più garantista. Sulla mia pelle mi sono resa conto che la giustizia a volte imbocca strade strane. È stato un periodo molto duro, sul lavoro e nella vita privata. C’è stato tanto accanimento verso di me, anche da chi non conosceva bene la materia eppure insinuava...".

Che messaggio vuole mandare ai suoi detrattori? "Che la verità è venuta a galla. Io non ho intascato nulla illecitamente. Dal 2011, quando abbiamo aperto la prima casa rifugio, fino al giorno in cui mi sono dimessa, nel 2022, ho fatto reperibilità 24 ore su 24 e sacrificato la mia vita per le altre donne". "Giustizia è fatta, un abbraccio a Paola e Loretta", dicono il sindaco Jamil Sadegholvaad e la vice sindaca Chiara Bellini.