MARIO GRADARA
Cronaca

Guerra per gli indennizzi. I bagnini non mollano:: "Stop ingerenze dall’Ue. Vogliamo ciò che ci spetta"

L’Unione europea frena sui risarcimenti, Vanni (Confartigianato) tuona: "Ci mandano a casa? Allora vanno riconosciuti gli investimenti fatti".

L’Unione europea frena sui risarcimenti, Vanni (Confartigianato) tuona: "Ci mandano a casa? Allora vanno riconosciuti gli investimenti fatti".

L’Unione europea frena sui risarcimenti, Vanni (Confartigianato) tuona: "Ci mandano a casa? Allora vanno riconosciuti gli investimenti fatti".

di Mario GradaraSiamo in inverno, ma non sono mai state così bollenti le spiagge italiane. La lettera dell’Ue al ministero delle Infrastrutture, con la brusca frenata sugli indennizzi ai concessionari uscenti, ha scatenato il finimondo. Le regole dei bandi sono da fissare con il decreto attuativo, entro marzo, della legge ‘salva infrazioni’ che ha prorogato al 2027 le concessioni. Il ministro delle Infrastrutture ha convocato per oggi a Roma le categorie degli operatori balneari. Matteo Salvini la settimana scorsa agli Stati generali del turismo balneare organizzati da Sib-Confcommercio, riferendosi all’ultimatum di Bruxelles, è andato giù duro: "Il decreto lo scriviamo noi perché siamo un Paese sovrano, saranno indennizzi veri, non mance".

Concetto ripreso e rilanciato dal presidente di Confartigianato Imprese Demaniali: "Siamo molto preoccupati, riteniamo la lettera dei funzionari Ue sia un’ingerenza sulle prerogative del governo italiano – tuona il presidente Mauro Vanni (nella foto) – che ha tutto il diritto di emanare leggi nazionali. Noi non chiediamo agevolazioni né vantaggi da riconoscere ai concessionari demaniali attuali, ma chiediamo con forza che vengano riconosciuto gli investimenti fatti. E certo non solo quelli degli ultimi cinque anni". Vanni allarga il tiro: "Nel 1994 il governo dell’epoca ha inserito due articoli precisi, il 37 e il 39, nel Codice della navigazione (che regolamenta anche le attività demaniali turistiche, ndr): sul rinnovo automatico delle concessioni, e sul diritto di sussitenza". Articoli che, va ricordato, avevano portato all’apertura di un procedimento d’infrazione da parte dell’Unione europea. E sono stati ‘rimossi’ dal governo Berlusconi nel 2010 con l’allora ministro Fitto. "Ma per 16 anni quei due articoli – continua Vanni – avevano fatto sì che i bagnini investissero sulla spiaggia. Senza quella garanzia venuta dallo Stato io magari in quegli anni avrei comprato un... ristorante, o un albergo. Non la spiaggia. Ora vuoi mandarmi a casa? Bene, però riconosci i miei investimenti. Non chi s’è visto s’è visto".

L’Ue dice che la partita è chiusa, e restringe pesantemente il campo indennizzi, e non solo, temendo che gli indennizzi diventino un disincentivo a concorrenza facendo naufragare i bandi. "Non credo la partita sia chiusa – Vanni è un fiume in piena –. Non si può disconoscere lo sviluppo che abbiamo dato al turismo balneare. L’impresa che lo Stato mette a bando è la mia: ci ho investito io, l’ho valorizzata col mio lavoro. La spiaggia oggi non è una landa desertica, come qualcuno sembra pensare a Bruxelles. Se al gruppo Benetton vengono tolte le autostrade, è gratis? Non mi risulta. Inoltre se passasse questo criterio, di non riconoscere nulla al concessionario uscente, salvo per gli ultimi 5 anni dove quasi nessuno ha investito per l’incertezza, si crea un precedente pericoloso per il futuro. Chi vince oggi un bando, fatta la prima spesa per la gara, non investirà un soldo per i prossimi 20 anni di concessione: chi glielo fa fare?".